La Cucina Di “Gigi”, Tra Classe E Ingenuità

La cucina di “Gigi”, tra classe e ingenuità

Pochi i clienti, in deciso contrasto con l’affollamento dei vicini bar e tavole calde di via San Francesco da Paola attraversati per arrivare fin qui. Un contrasto destinato a evidenziarsi con l’imminente apertura del piccolo dehors in costruzione? Ma questa, di certo, è una scelta voluta da chi ha pensato, proprio qui, a un piccolo bistrot di lusso, dall’eleganza piacevole e sobria: GIGI Cucina Urbana. Girato l’angolo, infatti, si apre la “montenapoleone” torinese, dove si affollano sempre più numerose le grandi firme dello shopping che conta. Atmosfera subito soft. Pochi tavolini di legno, ben apparecchiati e senza tovaglia, attorno al bancone del bar; alle spalle la cucina “quasi” a vista; belle travi d’epoca che spiccano dal soffitto; mattoni e intonaco grigio per le pareti, che se la giocano con gli inserti bianco-neri dei pavimenti di legno e con i pochi e scelti arredi; gradevole la musica sottofondo. E ora veniamo ai piatti. Si apre con un calice di brut – magnum di Marziano Abbona – cortesemente offerto per accompagnare l’amuse-bouche del giorno: ottima tartina integrale con burro e acciuga. Dal menu del giorno – sul “senza prezzi” per la signora ho già più volte espresso il mio disappunto – scelgo…

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Quando La TRAMONTANA Finisce Bene

Quando la TRAMONTANA finisce bene

La prima di noi tre “scrittrici” a spiccare il volo in solitaria è stata Daniela. Onore al merito, come si dice, ma soprattutto al suo coraggio. Chissà se anche noi due, Roberta ed io, ci proveremo. Il futuro, con quel che segue. Per ora non me ne occupo. Tramontana –che titolo curioso – non l’ho letto d’un fiato, ma non perché fosse noioso. Certo, un po’ mi hanno bloccato le descrizioni iniziali - indispensabili, ha detto Daniela, alle mie rimostranze- perché io sono sempre ansiosa di arrivare al dunque. E, superato l’impatto, il dunque è arrivato: la storia d’amore, una di quelle che sanno far sognare, che un abile colpo di scena – il “giallo” che si insinua, imprevisto, nel romanzo solidamente “storico” – sembra sul punto di travolgere. Brava, Daniela, funziona! La storia, insomma, mi è piaciuta, inevitabile lieto fine compreso. Sia detto per inciso, io non sopporto le storie che finiscono “male”, per quello c’è già il quotidiano. E credo, Manzoni docet, che si possa scrivere un bel romanzo senza necessariamente farne una tragedia. In questo la scrittura di Daniela ha un merito; quello di saper affrontare senza retorica i momenti difficili dei suoi personaggi che, da veri…

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