Bardon o della tradizione

tajarinIl primo a venirci incontro in cortile è il setter, scodinzolante e festoso come sempre, ma più tranquillo e posato di come lo ricordavo. Mi accorgo soltanto adesso che non è più un cucciolo o davvero dall’ultima volta è passato così tanto tempo?

Si vede che me lo chiedo perché oggi è giorno di – inquieta – meditazione sul tempo: sono qui per festeggiare il mio compleanno. Mettiamola così. Però c’è il sole, anche se siamo in gennaio, la giornata è limpida e i pochi passi dalla macchina all’ingresso li posso fare senza giacca a vento. E adesso bando alle malinconie, siamo da Bardon!

La forza di questa storica trattoria del Monferrato sta nella sua autentica traditio, perfetto e misurato equilibrio tra il tradere e l’altrettanto indispensabile tradire. La cucina è, senza cedimenti, quella della tradizione popolare monferrina. E gli avventori più fedeli, se non più i carrettieri di passaggio, sono comunque sempre i commercianti e i manager dell’odierno, fortunato e crescente, mercato del vino, che in questa terra di Barbera d’Asti continua ad avere in Nizza Monferrato e nei suoi dintorni di vigneti il suo cuore pulsante. Per loro, e per tutti i nuovi viaggiatori del food che qui arrivano sempre più numerosi da tutti gli angoli della penisola e del mondo, qualche concessione alla location è stata necessaria. Ma tale, appunto, da tradire appena la vecchia Osteria delle origini per poterla in realtà tradere, cioè consegnare intatta, nel suo senso più profondo e autentico, al mutare ineluttabile del tempo. Così è nata la veranda con vista sulla campagna; così le tovaglie sempre inappuntabilmente candide; così i bicchieri “giusti” in cristallo, scelti con accurata discrezione; così i grembiuloni neri “da oste” che Gino e Andrea indossano in sala; e così, soprattutto, la meravigliosa cantina, cresciuta in qualità e quantità negli anni, amorevolmente accudita e mostrata con orgoglio.

Il mio pranzo di compleanno? Quello me lo scelgo sempre con cura, e con poche varianti. Per mia fortuna, gennaio è ancora mese da tartufi e, nelle annate buone, come questa ha finito per rivelarsi, il momento forse migliore. Quindi, tartufo: sui tajarin, sulle uova al paletto – la morte sua, come si dice – e vi assicuro che basta. Volendo, come ho fatto questa volta, preceduto da un assaggio di carne cruda battuta al coltello (qui non veniteci, se siete vegetariani o vegani). E per chiudere, se ancora ce la fate, ancora un assaggio di dolce: mattonella monferrina, una meraviglia!

Su tutto, un’ottima Barbera d’Asti. Per esempio, Olim Bauda 2010, Barbera d’Asti Superiore “Nizza”: la denominazione tanto attesa, finalmente arrivata!

Ma non siete obbligati a imitarmi (anche perché la stagione del tartufo, bianco d’Alba naturalmente, è finita). Qui il menu segue le stagioni. E le stagioni sono quattro

 

DEL BELBO DA BARDON

Regione Valle Asinari, 25 – San Marzano Oliveto (AT)

www.ristorantiasti.it/ristoranti/211-belbo-da-bardon.html

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