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Bodoni a Parma, che sorpresa!

“Giambattista Bodoni a Parma? Ma che ci fa? “. Ebbene sì, l’ho pensato, e non mi vergogno di confessarlo, perché temo che la mia colpevole ignoranza, almeno tra i miei concittadini, sia piuttosto condivisa. Che era nato a Saluzzo lo sapevo. Ma poi, casa sua non era forse sempre stata Torino? Dove tutti ben conoscono la centralissima piazza Bodoni – quella del Conservatorio – e dove, anzi, ha da poco aperto un’ottima pizzeria che, in onore suo e dei suoi innovativi caratteri tipografici, ha deciso di chiamarsi Alla Lettera. E invece…

A soli ventotto anni Bodoni lascia il natìo Regno di Piemonte e Sardegna, con il beneplacito del sovrano – e poi ci lamentiamo dell’odierna “fuga dei cervelli” – e arriva nel Ducato di Parma chiamato da Ferdinando di Borbone per impiantare e dirigere la Stamperia Ducale. Ma è dalla sua Stamperia Privata, ben presto aperta col permesso dello stesso duca, che usciranno i suoi rivoluzionari capolavori tipografici. Talmente belli e innovativi rispetto alle stampe del passato che anche una profana come me n’è rimasta sbalordita e ammirata.

La saletta di questo piccolo eppure del tutto esaustivo Museo Bodoniano, purtroppo assai scomodamente collocato all’ultimo piano all’interno della Biblioteca Palatina di Parma, è davvero godibilissima anche dai profani, grazie all’intelligenza della disposizione espositiva. Accattivanti pannelli esplicativi, un funzionale “informatore” multimediale, una cortesissima accoglienza rendono la visita un’esperienza piacevolissima e caldamente consigliabile. E una miglior pubblicità a quest’isoletta felice sarebbe più che auspicabile, malgrado… le scale d’accesso !

dsc_3144Qui è custodita la più ampia collezione al mondo delle produzioni tipografiche Bodoniane, tra cui alcune rarissime o addirittura uniche: un’emozione, per me, leggere le terzine dantesche composte in una tale eleganza! E poi, tra gli altri materiali, lo straordinario corredo di matrici, punzoni e attrezzi originali della sua Stamperia, nonché la fedele riproduzione, a grandezza naturale, del suo tornio. E tutto questo, rinchiuso in così pochi metri quadri, è un’ulteriore prova che per concedersi l’esperienza del viaggio nel tempo e nello spazio non è sempre necessario uscire dalla propria stanza.

 

museobodoni@beniculturali.it

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