Boris Mikhailov, mostra a CAMERA, Torino

Sede di Camera, via delle Rosine 18 - Torino

Sede di Camera, via delle Rosine 18 – Torino

Premessa: di fotografia, non ho difficoltà ad ammetterlo, capisco tra il poco e il niente, e non sono certo questi tristi tempi di selfie e di photoshop a spingermi al ravvedimento. Con questo spirito mi sono avviata stamattina alla conferenza stampa di apertura di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, il nuovo spazio multidisciplinare che apre da oggi a Torino (e dove, se no?), con l’intento di divenire in breve un punto di riferimento nazionale e internazionale per quanti guardano alla fotografia come a un’arte fondamentale. L’impresa è davvero di quelle che fanno tremare le vene e i polsi. Un palazzo dell’Ottocento, nato come Convento delle suore di san Giuseppe e poi passato attraverso varie destinazioni, viene ripensato per adeguarlo alle esigenze espositive contemporanee senza snaturare la storia del luogo né del suo contesto. Tutto questo in pieno centro storico, a pochi passi dal magico Museo Nazionale del Cinema, perfettamente a suo agio negli esoterici spazi della Mole Antonelliana.

E fin qui, l’evento culturale. Che mi è parso bello, ben fatto e ben avviato, come spesso, per non dire quasi sempre, a Torino succede. Non vorrei aggiungere: fino a quando… (su, Torinesi, completate la frase). Nella speranza che questa volta i fatti smentiscano la tradizione, passo a parlare della mostra inaugurale.

Senza Titolo, dalla serie Superimpositions 1968-75  Boris Mikhailov

Senza Titolo, dalla serie Superimpositions 1968-75
Boris Mikhailov

E qui, chiedo venia. Non avrei creduto un fotografo capace di tanto. Capace, intendo, di raccontare la tragedia e la farsa con le forme e i modi della bellezza, come finora avevo visto fare soltanto ai grandi pittori del Rinascimento. Non conoscevo, e me ne rammarico, Boris Mikhailov. È stato un vero piacere sentirlo parlare del suo lavoro nella sua melodiosa lingua russa, coadiuvato da una bravissima interprete, capace di interpretare anche la calda espressività dei suoni e dei toni.

Con la modestia dei grandi, lui si è definito “un mediatore” tra la realtà e i fruitori delle sue immagini. Forse sì, se per mediatore intendiamo il daimon, colui che crea il mondo mentre lo sta rivelando.

Venite a vedere la mostra, non ve ne pentirete.

 

 

 

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