A Torino Il Sogno Di Miró

A Torino il sogno di Miró

Bella davvero questa nuova mostra torinese MIRÓ – Sogno e colore, visitabile dal 4 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018 a Palazzo Chiablese. E lo dico, convinta, dopo averla vista e meditata, io che verso Miró non ho mai avuto particolari trasporti. Il perché di questo giudizio me lo sono chiesta da sola e ora provo a raccontarlo.   Il sogno di Miró Una mostra bella innanzitutto per l’intelligenza dell’allestimento, didattico senza pedanteria e attento alla disposizione e alla corretta illuminazione, non sempre facile anche a causa delle dimensioni, delle opere. I lavori esposti riguardano soltanto una fase, anche se piuttosto lunga, della produzione di Miró, e cioè quella dei suoi ultimi trent’anni di vita. Un periodo, per lui, particolarmente fecondo e, probabilmente, felice anche dal punto di vista esistenziale. Ormai conquistato il riconoscimento internazionale sul valore della sua arte – una sorte toccata a pochi artisti – poteva dedicarsi interamente al suo “sogno” senza interferenze esterne che potessero turbarlo. Perché, e questo la mostra lo chiarisce bene, i suoi temi prediletti, come le donne, gli uccelli, i paesaggi dell’universo, nascono tutti dal continuo dialogo interiore con una sorta di visionario alter ego, che traduce per lui in impressioni di luce…

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L’inattesa Scoperta Di Un Rinascimento Segreto

L’inattesa scoperta di un Rinascimento segreto

Riuscirete ancora a vederlo, visto che è stata prorogato fino al 1° ottobre, questo Rinascimento segreto, inaspettata mostra curata, con un amore quasi tangibile, da Vittorio Sgarbi. Provengono infatti dalla Collezione Cavallini Sgarbi molte delle opere che incontrerete lungo il percorso. Nel lungo saggio introduttivo che apre il catalogo è il curatore stesso a raccontarle, inserite in una rete di dettagliati “rimandi” con il lavoro degli altri autori presenti. Una mostra che nasce dal desiderio di far “vedere” al pubblico più vasto possibile una Bellezza rimasta troppo a lungo nascosta per le più diverse ragioni e di cui, altrimenti, si continuerebbe a ignorare persino l’esistenza. Pazienza allora se, per le difficoltà di percorso che hanno rallentato il progetto, si è dovuto “ rinunciare ad alcuni fondamentali prestiti come quelli della collezione Salini di Gallico promessi ad un’altra mostra”. Ragione di più perché il visitatore continui da solo il suo cammino di ricerca e di apprendimento, ora che gli è stata indicata la strada. Ecco allora qualcosa del mio, di percorso, nella mostra. Volutamente frammentario e un po’ casual. Per me ha avuto subito un’aria famigliare questo Sant’Agostino di Antonio De Carro. Che il pittore fosse, probabilmente, piacentino l’ho scoperto sul momento.…

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Inizia da Torino il viaggio dell’eroe

“Sono frammenti incisi nella memoria, la cui bellezza fa sognare e ispira. Cose di cui abbiamo bisogno in questo momento”. Così Ginevra Elkann, che della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli è presidente, ha voluto presentare IL VIAGGIO DELL’EROE, la mostra aperta dal 24 marzo al 3 settembre a Torino, alla Pinacoteca del Lingotto. Il sottotitolo, Da Atene alla Magna Grecia, dal racconto all’immagine, chiarisce il senso del percorso espositivo: un peregrinare avventuroso fra storia e mito. Le figure degli eroi, rappresentate sui vasi della collezione Intesa Sanpaolo, sono accostate a quelle di defunti, appartenenti alla potente aristocrazia guerriera di Ruvo di Puglia, dalla cui necropoli provengono, nel V-IV secolo a. C. molto ricettiva nei confronti della cultura greca. La celebrazione del defunto, raffigurato all’interno del naiskos, il tempietto sepolcrale, trasferisce così il tempo reale della sua vita terrena in uno spazio-tempo eterno ed ideale, quello del mito appunto. E la morte diviene così la celebrazione del suo stato eroico. La mostra si articola in tre sale. La prima, dedicata agli eroi del mito, quelli che abbiamo imparato a conoscere a scuola: Achille, Ercole, Teseo, Neottolemo, Oreste, i Dioscuri… La seconda, con i vasi che raffigurano i defunti secondo il modello…

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Torino…FloReale

Davvero bella la Galleria Sabauda, specie nel suo attuale allestimento nella manica nuova di Palazzo Reale. E ancora più facilmente raggiungile ora che è stato aperto il passaggio che, attraverso di essa, mette in comunicazione tutto il Polo Reale, dal Museo Archeologico agli appartamenti del Palazzo. Una vera “festa di primavera” allora questa FloReale, tanto preziosa quanto effimera. Durerà, infatti, poco più che l’espace d’un matin, dal 21 al 26 marzo: giusto il tempo di un fiore! L’idea è semplice, almeno in apparenza. I fiori dipinti in nove quadri dell’epoca barocca, da Van Dyck a Carlo Maratta, sono stati accostati ai loro corrispettivi esemplari. Un lavoro corale, svolto dall’Associazione Amici della Galleria Sabauda insieme col Museo Regionale di Scienze Naturali, che ha identificato, e poi reperito peregrinando per i mercati cittadini, specie botaniche fiorite in questo periodo dell’anno. Ecco allora la Natura morta coi fiori di Abraham Mignon, pittore tedesco del XVII secolo: un simbolico gioco di colori tra rose e peonie, i fiori di Venere. Oppure i primaverili tulipani di questo Ritratto di Giovinetta del fiammingo Cornelis De Vos: l’augurio per una vita che, come la primavera, sta sbocciando ricca di promesse. E infine il trionfo di Pan e…

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Bodoni A Parma, Che Sorpresa!

Bodoni a Parma, che sorpresa!

“Giambattista Bodoni a Parma? Ma che ci fa? “. Ebbene sì, l’ho pensato, e non mi vergogno di confessarlo, perché temo che la mia colpevole ignoranza, almeno tra i miei concittadini, sia piuttosto condivisa. Che era nato a Saluzzo lo sapevo. Ma poi, casa sua non era forse sempre stata Torino? Dove tutti ben conoscono la centralissima piazza Bodoni – quella del Conservatorio – e dove, anzi, ha da poco aperto un’ottima pizzeria che, in onore suo e dei suoi innovativi caratteri tipografici, ha deciso di chiamarsi Alla Lettera. E invece… A soli ventotto anni Bodoni lascia il natìo Regno di Piemonte e Sardegna, con il beneplacito del sovrano – e poi ci lamentiamo dell’odierna “fuga dei cervelli” – e arriva nel Ducato di Parma chiamato da Ferdinando di Borbone per impiantare e dirigere la Stamperia Ducale. Ma è dalla sua Stamperia Privata, ben presto aperta col permesso dello stesso duca, che usciranno i suoi rivoluzionari capolavori tipografici. Talmente belli e innovativi rispetto alle stampe del passato che anche una profana come me n’è rimasta sbalordita e ammirata. La saletta di questo piccolo eppure del tutto esaustivo Museo Bodoniano, purtroppo assai scomodamente collocato all’ultimo piano all’interno della Biblioteca Palatina di…

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Vicenza: Dalla Grande Guerra Alla Trasfigurazione

Vicenza: dalla Grande Guerra alla Trasfigurazione

Vicenza rende omaggio al suo “ospite illustre” Giovanni Bellini con un evento d’eccezione. Intorno a tre capolavori del grande pittore veneto, maestro del Rinascimento italiano di cui quest’anno si celebra il Quinto centenario della morte, è stato infatti costruito un itinerario nel cuore del centro storico della città. Si inizia dalla straordinaria “Trasfigurazione”, arrivata per l’occasione dal Museo di Capodimonte di Napoli alle sale di Palazzo Leoni-Montanari, che fa il suo rientro in città dopo quattro secoli di assenza. Ad attenderla idealmente, nella vicina chiesa di Santa Corona, c’è la grande pala raffigurante il “Battesimo di Cristo”. Ultima tappa infine il palladiano Palazzo Chiericati, riaperto con il completamento dell’Ala Novecentesca dopo un restauro durato otto anni e destinato ad ospitare per l’evento il grande “Cristo crocefisso” delle collezioni di Palazzo Thiene. Sede del Museo Civico, Palazzo Chiericati insieme con le altre architetture palladiane cittadine è dal 1994 nella lista dei Patrimoni dell’umanità UNESCO. E da oggi diviene anche un moderno e suggestivo polo culturale nel quale, dai loggiati del piano nobile fino ai sotterranei da poco recuperati, ci si potrà perdere felicemente nella contemplazione di capolavori unici. E sono proprio i sotterranei ad ospitare, fino al prossimo 27 febbraio, "Ferro,…

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La Lumière Di Henri Toulouse-Lautrec

La lumière di Henri Toulouse-Lautrec

Bella, divertente, forse meno colorata di quel che ci si aspetta ma piena di gioia di vivere. Da vedere assolutamente questa TOULOUSE-LAUTREC La Belle Époque, una grande retrospettiva internazionale dedicata all’aristocratico pittore bohémien, il più grande creatore di manifesti e stampe tra XIX e XX secolo. Sono in esposizione circa 170 opere - tutte provenienti dalla collezione dell’Herakleidon Museum di Atene - tra cui spiccano una dozzina di (bellissime) litografie a colori e alcuni manifesti pubblicitari. Ma la gran parte sono disegni: a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali. La miglior testimonianza, se mai ce ne fosse bisogno, della straordinaria precocità dell’artista – un dodicenne Henri disegna i cavalli di una giostra medievale - e del suo strepitoso, salvifico, talento. I cavalli, le notti parigine, ma soprattutto le donne: attrici, dame dell’aristocrazia, donne del popolo e prostitute. Osservate, loro sì, senza ironie né moralismi, da un artista che ha ben dimostrato di saper essere maestro nella caricatura satirica. Spesso osservate nella sfera più intima e privata, e indagate con affettuoso rispetto, ne emergono ritratti colmi di un’umana dignità che in ben poche altre opere, del passato come del futuro, è possibile ritrovare. E però protagoniste vitali…

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Carol Rama: La Tenerezza Di Una Passione Lacerante

Carol Rama: la tenerezza di una passione lacerante

Dalla mostra su Carol Rama – La passione secondo Carol Rama - che ho visitato in anteprima stampa lo scorso martedì 11 ottobre 2016 alla GAM di Torino ho riportata un’esperienza, per riassumerla con una sola parola, disturbante. Si tratta di una panoramica molto vasta, la più ampia realizzata finora, sulle opere della pittrice torinese, in una esposizione che oserei definire asetticamente scientifica. Un omaggio dovuto a un’artista singolare e schiva, che soltanto ora, a un anno dalla morte, ha ricevuto il doveroso omaggio dalla sua città natale. Dove però, sia detto per amor di verità, la mostra giunge come ultima tappa, dopo prestigiose soste europee a partire dal MACBA di Barcellona che ne ha curato la realizzazione. C’è tutto il suo lunghissimo percorso di artista – non sono tanti ad aver lavorato con tanta “passione” per settant’anni – in ordine cronologico-tematico. Dai primi acquerelli agli ultimi collage, il leit-motiv che li unisce è sempre lo stesso: una sofferenza profonda e lacerante, un interrogarsi doloroso sul senso del tutto che, credo, non trova risposte. Quelli che più mi hanno colpito sono alcuni tra gli acquarelli giovanili: quasi blasfemi, seppur tenerissimi, ex-voto per un miracolo mai avvenuto, e forse paradossalmente neppure…

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