Felicemente Prosecco!

prosecco con treProsecco batte Champagne. Se ne parla da mesi e la conferma è arrivata in questi giorni dal centro di analisi americano Iri: non è solo una vittoria di numeri nell’export italiano ma anche nel guadagno complessivo che ne è derivato. Ne siamo tutti contenti, per il bene dell’economia nazionale, consapevoli che non sarà questo traguardo a spostare, nemmeno di un millimetro, (anzi, se possibile lo accentuerà ancora di più) il divario tra i sempre più ricchi che magari spendono in una grande etichetta più per il prestigio che l’accompagna – ve lo ricordate il Richard Gere di Pretty women? – che per il piacere che ne ricavano, e quelli che, pur di bere “bollicine” semplicemente si accontentano.

Dico questo perché, come ben sanno tutti gli amanti del vino, se è vero che una grande bottiglia spesso può costare molto cara, questo non avviene sempre e, soprattutto, non necessariamente. Dipende. Da tanti fattori: complessi, diversi tra loro, oggettivi e soggettivi e quindi talora sfuggenti. Però dipende.

Il Prosecco, per esempio, potrebbe proprio essere la buona occasione per tentare finalmente un serio lavoro di conoscenza del vino rivolto ai giovani, che ne sono i principali fruitori, e – perchè no? – anche a qualche non-irriducibile astemio… Il Prosecco, nei suoi esiti migliori, è infatti un vino seducente, di (apparente) facile beva, che si concede con grazia, regalando una piacevolezza sorridente e talvolta inaspettata.

È un pensiero che mi ha attraversato la mente qualche giorno fa mentre mi trovavo all’OpenWine del Farcomi Day, intelligente evento  organizzato  ormai da qualche anno a Torino dalla Farcomi Forniture Alberghiere. Il suggerimento di avvicinarmi, tra gli altri, anche al tavolo dell’azienda Merotto mi è venuto dalla caterinamia amica Caterina Andorno, solido punto di riferimento in materia: «Butta l’occhio lì –mi detto, impegnatissima a mescere champagne nelle sue vesti ufficiali di sommelier professionista – e vedrai. Poi mi dici…» Infatti sono tornata poco dopo a “dirle”, convinta, tutta la mia soddisfazione.

Tre Prosecchi, tutti Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, figli dello stesso vitigno (glera in purezza ne La Cuvée, aggiunta di un 10% di perera negli altri due) uguali eppure diversi, proprio come succede tra fratelli. Tutti e tre figli della stessa madre – da qui la somiglianza – la terra dei Vigneti di Col San Martino, ma con tre personalità diverse – da qui la differenza – frutto di scelte tecnologiche in cantina.

Bareta, con i suoi 11,5° e i suoi sentori agrumati, è il Prosecco che ci si aspetta: giusto per un giovane aperitivo.   prosecco con unaLa Primavera di Barbara, cru di un piccolo vigneto e definito dagli stessi produttori, a mio parere giustamente, “orgoglio dell’azienda”, ha un perlage fine e persistente e un gusto pieno di frutta accompagnato da un delicato profumo di glicine: un Prosecco con qualcosa in più, che ne completa ed esalta la freschezza. Ne La Cuvée del Fondatore si riconosce soprattutto la grande esperienza maturata in un’azienda con quarant’anni di lavoro alle spalle, dove al frutto della terra si aggiunge un ben equilibrato, ma mai soverchiante, lavoro di cantina. Li si assaggia e lasciano in bocca, e nel cuore, la voglia di andarle a vedere, queste vigne capaci e generose, perché l’incanto sia completo.

Info: www.merotto.it

 

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