Il sapore accattivante della mela blu

blupumsala_photo GianniRizzotti

Dice spesso Davide Scabin – lo ha ripetuto anche a me, la sera che sono stata a cena da lui – che noi italiani “non siamo un popolo di ristoratori, ma di trattori”. Per questo il Blupum, la sua nuova creatura, nata da poco sulle sponde della Dora a Ivrea, l’ha chiamata Trattoria.

E adesso che il Blupum raddoppia, e al piano superiore diventa Drogheria, richiamo anche questo al buon (?) tempo andato, quale commento dobbiamo aspettarci?

Bisogna andarglielo a chiedere, al cuoco Scabin – ormai nessuno dei “grandi” ama essere chiamato chef, Gualtiero Marchesi docet – se mai si riesce a bloccarlo, tra un volo transoceanico e l’altro. Perché l’altra sua creatura del momento, di cui però, come lui stesso ci tiene a precisare, ha curato “soltanto la carta dei piatti”, è il newyorkese Mulino a Vino, di cui molto si sussurra ma ancora poco si sa davvero.

Comunque i suoi piatti “50% tradizione piemontese e 50% italiana” a me sono piaciuti, e molto. E senza aver proprio niente da ridire – io che sono emiliana di origine – nemmeno sul gnocco fritto che accompagnava i salumi (ottimi) serviti tra gli antipasti, come si usa anche da noi. Qualche riserva, ma solo formale – e di questo abbiamo discusso… – sulla presentazione, che però incide anche sulla sostanza, del vitello tonnato, chiuso come un tortello sulla sua salsa. Non sempre, e non su tutto, la tradizione va “tradita”: la salsa tonnata  spalmata sulla carne la ammorbidisce, almeno secondo me, e quindi condiziona il risultato finale. Sono una “drogata del vitello tonnato”, come mi ha detto ridendo Scabin? E perché no? Finchè la legge lo consente…

Alla Drogheria, aperta anche a pranzo con il piatto del giorno, devo invece tornare, per poterne parlare con l’attenzione che merita. Intanto andateci, è già aperta.

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