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La cucina di “Gigi”, tra classe e ingenuità

Pochi i clienti, in deciso contrasto con l’affollamento dei vicini bar e tavole calde di via San Francesco da Paola attraversati per arrivare fin qui. Un contrasto destinato a evidenziarsi con l’imminente apertura del piccolo dehors in costruzione?

Ma questa, di certo, è una scelta voluta da chi ha pensato, proprio qui, a un piccolo bistrot di lusso, dall’eleganza piacevole e sobria: GIGI Cucina Urbana. Girato l’angolo, infatti, si apre la “montenapoleone” torinese, dove si affollano sempre più numerose le grandi firme dello shopping che conta.

Atmosfera subito soft. Pochi tavolini di legno, ben apparecchiati e senza tovaglia, attorno al bancone del bar; alle spalle la cucina “quasi” a vista; belle travi d’epoca che spiccano dal soffitto; mattoni e intonaco grigio per le pareti, che se la giocano con gli inserti bianco-neri dei pavimenti di legno e con i pochi e scelti arredi; gradevole la musica sottofondo. E ora veniamo ai piatti.

Si apre con un calice di brut – magnum di Marziano Abbona – cortesemente offerto per accompagnare l’amuse-bouche del giorno: ottima tartina integrale con burro e acciuga.

Dal menu del giorno – sul “senza prezzi” per la signora ho già più volte espresso il mio disappunto – scelgo senza esitare i maccarones de busa con vongole e bottarga, fiduciosa nell’origine sarda degli chef, che in effetti fanno onore alla loro tradizione. Ottimo piatto, dagli eccellenti ingredienti e dal perfetto amalgama.  Grande qualità e sapiente cottura anche per la tagliata di filetto Black Angus Nebraska con verdure croccanti del mio accompagnatore, correttamente preannunciate con venti minuti di preparazione per la cucina espresso.

Ci eravamo ripromessi un solo piatto –siamo in pausa pranzo e il lavoro richiama– ma come resistere alla tentazione di una seadas? Me la concedo volentieri, mentre il mio ospite – già, perché qui a invitare è stata la “signora-senza-menu-coi-prezzi”: capita, no? – opta per una mousse al cioccolato bianco. E qui la lunga attesa è davvero un po’ inspiegabile, neppure per la miglior seadas della mia vita (lo è davvero, lo riconosco). Anche perché, nel frattempo, siamo rimasti soli del tutto e anche un po’ abbandonati da un servizio finora “quasi” perfetto. Curiosamente, la titolare e l’impeccabile cameriere stanno mangiando il loro, indubbiamente meritato, pranzo appoggiati al bancone del bar voltandoci le spalle. E così siamo costretti ad alzarci per andare a pagare il conto, visto che i nostri tentativi di attirare l’attenzione sono andati perduti…

In sintesi, una piccola nicchia per una piacevole – anche se decisamente un po’ costosa, forse una punta di troppo – pausa nel cuore della città. Se nulla è da eccepire alla qualità della cucina, certo alcuni dettagli sono ancora da precisare, per un servizio vuole essere di alto livello: le due proposte di vino “a bicchiere”, una fatta assaggiare prima e l’altra no; l’acqua minerale immediatamente rimpiazzata senza chiedere conferma della tipologia…

Comunque bella la carta dei vini, non vasta ma ben equilibrata, come pure eccellente il carrello dei superalcolici in vista. E cortese l’offerta dell’aperitivo e del vino da dessert, ottimi entrambi.

La curiosità di vedere l’evoluzione di Gigi mi farà tornare di sicuro. Fra qualche tempo, sperando nella messa a punto dei dettagli…

GIGI Cucina Urbana – via San Francesco da Paola, 11E – Torino

www.gigicucinaurbana.it

 

Silvana Delfuoco

La gola un peccato capitale? Lo diceva anche il padre Dante, è vero. Salvo poi lamentarsi per quanto “sa di sale lo pane altrui”. E poi ci sono tanti tipi di fame, e tanti modi per soddisfarle: un piatto ben cucinato, un bicchiere di vino buono, la vista di un bel quadro, un film che ci ha fatto ridere, il libro che teniamo sul comodino…

Emozioni di vite forse un po’ privilegiate – le nostre – ma che a me piacerebbe poter condividere. Per questo ho deciso di tenere un diariogoloso, in cui raccontare le mie esperienze di giornalista enogastronomica, ogni tanto in trasferta in altri settori. E con un ormai lungo – ahimè – passato alle spalle. Da insegnante di italiano e latino nei licei torinesi: ebbene sì, lo confesso. Ma questa è un’altra storia…

Attualmente collaboro con Il Golosario di Marco Gatti e Paolo Massobrio. In passato ho già collaborato con: Leiweb e Oggi.it; Il Sommelier Fisar; La Cucina del Corriere; OraCucina; Viaggi del Gusto Magazine; Economy; turismodelgusto.com; Bubble's Italia Magazine.

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