Il mondo filtrato dall’ “invenzione” dell’arte

Ce l’ho anch’io un ricordo di Casorati, anche se non proprio, come si dice, di prima mano. Una mattina di scuola, credo fossi in prima liceo, il mio professore di storia dell’arte, il pittore Riccardo Chicco, che di Casorati era stato allievo, ci raccontò di come aveva imparato a “fare” il nero. Tante righine di colori diversi tracciate una vicina all’altra e poi il dito del Maestro che ci passava sopra, confondendole.
Ne era uscito un nero brillante e vivido, naturale e luminoso. Bambina che gioca sul tappeto rosso - 1912 E tutto nero, anzi nero su nero, è il primo quadro della mostra, quello che fece decidere Casorati di “fare il pittore”, il Ritratto della sorella Elvira che per me rimane uno dei più belli, e rivelatori. Non tanto perché sembra un po’ diverso dagli altri, più figurativo, meno geometrico e austero nonostante l’apparente non-colore, ma perché mi pare che qui l’autore dica anche qualcosa di sé. Il suo divertito amore per la pittura, per esempio, che può essere anche un serissimo gioco: la sorella trasformata in sdegnosa nobildonna, con tanto di stemma e nome in scrittura gotica. E già la voglia di raccontare il mondo e la vita non come appare, ma come è davvero, e cioè filtrata attraverso “l’invenzione” dell’arte. Il massimo di finzione come il massimo di realismo, l’unica vera realtà possibile. Ho scoperto qui, visitando questa bellissima mostra sotto la guida della curatrice Giorgina Bertolino, che Casorati inventava anche i nomi delle persone al centro dei suoi ritratti (a parte, s’intende, i commissionati, come quelli famosi della famiglia Gualino, qui riuniti insieme per la prima volta). Un demiurgo classico (perché Casorati è davvero un grande classico, un uomo del Rinascimento) che ricrea, o meglio crea, il mondo. Un mondo dove l’armonia (per questo il Rinascimento) giustifica anche la tragedia e la sofferenza, come nel Ritratto di Maria Anna De Lisi (un’altra donna “inventata”), e ci permette di continuare a credere che, nonostante tutto, valga la pena di vivere. Piacevole sorpresa, il Ritratto di un allievo: un Riccardo Chicco ragazzo, ma già inconfondibilmente lui, con quello sguardo perplesso e beffardo che gli ho conosciuto quando avevo io più o meno la sua età. Quella, eterna, del quadro, voglio dire.

FELICE CASORATI – Collezioni e mostre tra Europa e Americhe Alba –

Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero 25 ottobre 2014 – 1 febbraio 2015 www.fondazioneferrero.it   –  www.studioesseci.net

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