L’inattesa bellezza di un corpo trafitto
A questa mostra sono innanzitutto davvero grata, perché mi ha dimostrato che sono ancora capace di provare emozioni. Una sorpresa, non saprei come definirla in altro modo.
Conoscevo già, e mi era piaciuto subito, il Castello di Miradolo, nuova e promettente sede di eventi d’arte tutt’altro che scontati, che deve la sua rinascita all’energia vitale di una signora che risponde al nome di Maria Luisa Cosso. Qui avevo già visitato la mostra sulle Donne del Risorgimento, che mi aveva colpito per il suo taglio intelligente e mai banale.
Ma San Sebastiano è ancora un’altra cosa.
Lo definirei un percorso di educazione alla bellezza. Del corpo, certo, come è ovvio che sia. Un soggetto che è stato scelto dai suoi autori, come ha suggerito benissimo il curatore (e ideatore del tutto) Vittorio Sgarbi, non certo per celebrare la santità di un martire. Questo Sebastiano è Adone che prefigura Cristo, ma è soprattutto “l’uomo del Rinascimento con le sue passioni e le sue aspettative sul mondo e sul futuro”.
Ma non basta radunare un gruppo di capolavori, sia pure scelti con cura e attenzione, perché il
miracolo si compia. La meraviglia di questa mostra è che qui “ogni cosa è illuminata”. E lo è come se lo fosse sempre stata. Qui si dialoga non soltanto con l’opera, ma anche con la sua collocazione. A parlare è il tempo, quello del racconto e quello di chi lo ha raccolto e restituito, e quello del luogo che qui lo ha accolto e che con la sua personale storia lo circonda.
Da vedere, assolutamente.
San Sebastiano. Bellezza e integrità nell’arte tra Quattrocento e Seicento.
Fondazione Cosso, Castello di Miradolo
Dal 5 ottobre 2014 all’8 marzo 2015