Mangiare a Parigi: pranzo in moschea, cena in capanna

IMG_4568Una bellissima giornata parigina, sole e vento freddo dall’océan giusto per ricordarci che siamo a nord. Eppure qui i colori, i profumi e i linguaggi incontrati per strada fanno di tutto per distrarre e confondere il turista girovago.

Così, dopo un tuffo – e non si fa soltanto per dire, visto il soggetto – in tarda mattinata nella bellissima mostra su Osiris all’Istituto Islamico, ecco arrivare la voglia di un non preventivato cous cous. La Moschea di Parigi non è lontana ed è sicuramente il posto giusto.

IMG_4576Il restaurant-salon de thé- souk- hammam La Mosquée si trova infatti al 39 di rue Geoffroy Saint-Hilaire, nel perimetro del luogo sacro, ed è aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 24.00. Aperto e frequentatissimo, a quel che ho visto, da parigini e turisti non necessariamente islamici: ragazze e signore di varie età, direi in primis. Che le razioni fossero abbondanti me l’avevano detto, e la realtà ha superato le aspettative! Ma sia il mio cous cous kefta boeuf con le verdure, che la tajine agneau, olive, citron del mio accompagnatore sono state inesorabilmente divorate fino all’ultima semola, fra gli educati bon appetit di sorridente compiacimento degli avventori dei tavoli vicini. Giusto un pasticcino e un thè alla menta per concludere, e via al vicino Jardin des plantes, autunnale ma sempre suggestivo, nella speranza di riuscire nell’opera di…smaltimento con una salutare camminata nel verde.dolci moschea

La cena non poteva, quindi, essere troppo impegnativa. Per questo la scelta è caduta su un semplice assaggio di huitres, giusto così per provare un posto nuovo: Le Cabanon de l’Ecailler, in place Constantin Brancusi, una Parigi un tantino defilata ai confini di Montmatre.

E dal di fuori Cabanon lo è davvero, tanto che io lo stavo scambiando per un chiosco di fioraio, per di più ormai chiuso, convinta di aver sbagliato indirizzo. Una volta entrati però l’atmosfera è di quelle che conquistano subito: una studiata essenzialità negli arredi, il calore del legno (e della stufetta accesa), l’immediata cordialità del giovane che ci ha accolto e servito a tavola con grande professionalità. ostriche 2Così l’assaggio di huitres – ho scoperto l’esistenza delle ronce, che ancora mi mancavano – è diventato una assiette cabane, accompagnata da una bottiglia di Muscadet, ottimo anche se non sur lie. E dalla felice scoperta di un ostréculteur, David Hervé, che insieme alla sue équipe produce e diffonde huitres dalla nativa Charente maritime in giro per il mondo.

 

 

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