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Se il bianconero si tinge di giallo…

“Gran cosa uno scudetto. Grande cosa davvero. Che si può chiedere di più alla propria squadra di calcio? Niente: se quella squadra non è Madama”.

Una storia tutta di calcio, anzi di quello che può combinare nell’animo di un “tifoso” l’amore per la propria squadra quando per lei si è disposti veramente a tutto, anche al delitto. È così che tre tranquilli e apparentemente innocui ragazzi della periferia torinese – Gipo, Claudio e Carmelo – amici tra loro fin dai banchi di scuola, sono pronti a trasformarsi in tre diabolici killer in nome di una buona, anzi ottima, causa: liberare dalla mala sorte la Vecchia Signora, croce e delizia delle loro giovani esistenze. E per riuscirci non c’è che un modo: uccidere Magath.

Non crediate, però, che si tratti di una vicenda irrimediabilmente di parte, del tipo “solo tra gobbi ci si capisce”. Poche pagine e la trama diviene subito, felicemente, universale, perché in lei si possono riconoscere tutti i tifosi di tutte le squadre del mondo. Ma soprattutto – e questo è il suo pregio maggiore – la storia è davvero godibilissima anche per il non-tifoso che abbia la curiosità, o la ventura, di avvicinarla senza lasciarsi fuorviare dal titolo!

Perché qui il calcio altro non è che una metafora della vita (il calciomercato…più che animarli li poneva di fronte a visioni opposte difficilmente conciliabili) e il tifo, sua inscindibile conseguenza, il racconto degli umani comportamenti (…gli occhi pesti ma la vivacità di chi ha dalla propria una gioia immensa nelle vene).

Si apre così, al non-tifoso, la possibilità di inoltrarsi, senza più sentirsene estraneo, in un mondo di cui, di solito, preferisce ignorare l’esistenza. Tra un continuo alternarsi di emozioni ed esperienze che dal calcio rimandano al quotidiano e viceversa (da noi in Italia si chiama tiro della domenica), la trama si dipana senza soluzione di continuità dal mondo reale dei tre ragazzi, che nel frattempo si sono fatti uomini, a quello ipotetico del loro mai abbandonato progetto: nell’anno duemilaequando, quello della finale di Champions, …

Con una prosa piacevolmente barocca, dove la riflessione sovrasta spesso, con leggerezza, la narrazione, l’autore racconta la sua “favola” non senza una buona dose di auto-ironia. Perché il cammino della vita appare più chiaro quando se n’è finalmente capito il senso: infine il fischio della giacchetta un tempo nera, e il successivo tocco di palla in avanti: il segnale oltre il quale a nessuno è più dato di tornare indietro.

Ed è allora che si comprende che sì, davvero, è stata “tutta colpa di Magath”.

 

Fausto Goggio, Tutta colpa di Magath, Torino 2017, Umberto Soletti Editore, €14.

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Silvana Delfuoco

La gola un peccato capitale? Lo diceva anche il padre Dante, è vero. Salvo poi lamentarsi per quanto “sa di sale lo pane altrui”. E poi ci sono tanti tipi di fame, e tanti modi per soddisfarle: un piatto ben cucinato, un bicchiere di vino buono, la vista di un bel quadro, un film che ci ha fatto ridere, il libro che teniamo sul comodino…

Emozioni di vite forse un po’ privilegiate – le nostre – ma che a me piacerebbe poter condividere. Per questo ho deciso di tenere un diariogoloso, in cui raccontare le mie esperienze di giornalista enogastronomica, ogni tanto in trasferta in altri settori. E con un ormai lungo – ahimè – passato alle spalle. Da insegnante di italiano e latino nei licei torinesi: ebbene sì, lo confesso. Ma questa è un’altra storia…

Attualmente collaboro con Il Golosario di Marco Gatti e Paolo Massobrio. In passato ho già collaborato con: Leiweb e Oggi.it; Il Sommelier Fisar; La Cucina del Corriere; OraCucina; Viaggi del Gusto Magazine; Economy; turismodelgusto.com; Bubble's Italia Magazine.

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