Ziccat: cioccolatieri a Torino

madamaIl primo a non voler fare “una figura da cioccolataio” – e cioè una vera figuraccia, come ancora oggi si usa dire a Torino – pare sia stato nientemeno che un re. E non il solito re delle favole, a cui si possono attribuire fatti e misfatti senza timore di essere contraddetti, ma un re vero, in carne e ossa, con tutti gli storici incartamenti in regola: Carlo Felice di Savoia, re di Sardegna, oltre che di Piemonte, Cipro e Gerusalemme, dal 1821 al 1831. Pare che in quegli anni a Torino vivesse un fabbricante di cioccolato divenuto così ricco da potersi permettere di girare per la città su di una carrozza trainata nientemeno che da quattro cavalli – lusso inconcepibile, all’epoca, per un semplice “borghese” – e decisamente più sfarzosa persino di quella regale. Di qui il risentimento del sovrano, notoriamente poco disposto a concessioni democratiche e tantomeno a tollerare risatine allusive al suo augusto passaggio. Certo all’epoca non doveva essere grande il rispetto per il lavoro artigianale, specie quando, a furia di schiacciare fave di cacao, i “cioccolatai” riducevano in pessimo stato faccia e vestiti, senza troppo preoccuparsi dell’immagine di sé che ne derivava. Nello stesso tempo, l’aneddoto in questione dimostra la rapida fortuna che era possibile accumulare fabbricando in quel periodo il cioccolato a Torino, dove il prezioso “cibo degli dei” godeva di una già lunga tradizione.

La novità che i “cioccolatai” torinesi di un tempo, oggi divenuti artigiani “cioccolatieri” hanno portato alla loro stessa tradizione è la ricerca di nuove sensazioni gustative, grazie all’accostamento di gusti e ingredienti spesso originali quando non del tutto inediti.

cioccolatiIn questa direzione si sta muovendo il team della cioccolateria ZICCAT, un laboratorio artigianale presente in città dal 1958 ma che oggi si è completamente rinnovato nelle persone e, soprattutto, nelle intenzioni.

Lo dimostra la divertente pralina con ripieno di calamasio, un agrume delle Filippine dal gusto che ricorda il lime; o quella bigusto, che prevede l’inedito accostamento di due impasti: gelatina al lampone e ganascia al cioccolato bianco; o ancora quella dall’interno viola: riduzione di brachetto con ganascia al cassis; e infine la pralina al gusto di persj pien, che proprio per questo va consumata “più calda”: ganascia all’amaretto con gelatina di pesche.

verdeChe il merito sia del giovane pasticcere, che per amore della sua terra d’origine (e forse non soltanto di quella…) ha lasciato senza rimpianti una brillante carriera in un notissimo, nonché stellato, hotel della capitale? Oppure del suo coetaneo cioccolatiere, erede della tradizione di famiglia che ora è finalmente libero di reinterpretare secondo il suo personale estro creativo?

Il futuro è tutto dalla loro parte, anche perché hanno scelto di viverlo nel posto giusto: a Torino, la capitale del cioccolato!

 

 

 

 

 

 

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