Un Dilemma Al Salone Del Gusto Di Torino: Che Cosa C’è Nella Formaggiera?

Un dilemma al Salone del Gusto di Torino: che cosa c’è nella formaggiera?

Non possiedo una “formaggiera” per la semplice ragione che sono cresciuta ignorandone l’esistenza. Non l’ho mai vista comparire in tavola, durante la mia infanzia emiliana, né in casa né in occasione delle, allora rare,  uscite in trattoria. Il Parmigiano, anzi per la precisione ‘l fürmai, “il formaggio” per antonomasia - così come il maiale, sempre da quelle parti, è ‘l ‘nimäl, “l’animale” e tanto basta -  veniva sempre regolarmente grattugiato al momento sul piatto di tortelli, di cappelletti asciutti e in brodo, o sulla semplice pastasciutta quotidiana. Che esistessero oggetti chiamati “formaggiere” lo imparai più tardi al mio arrivo in Piemonte, contemporaneamente alla scoperta che qui esistesse un altro “formaggio da grattare” dal curioso nome di Grana. Di cui poi imparai a conoscere pregi e difetti, ma soprattutto le differenze con l’amato fürmai del loco natio.   Parmigiano Reggiano Dop: questo è  ‘l fürmai Ancora oggi, pur con qualche distinguo, l’Emilia è la terra della sacralità del   Parmigiano. Qui  puoi ancora trovare osti che non soltanto ti servono il pezzo di Parmigiano corredato di grattugia perché tu possa dosarlo a piacere, ma te lo presentano con tanto di nome del produttore e mesi di stagionatura, nonchè di numero di “casello”,…

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