Torino, una mongolfiera e una luna ritrosa
A Torino c’è una regola non scritta, e finora comunque non violata: niente può essere più alto della Mole. Lo hanno scoperto, a loro spese, i costruttori dei pochi, pochissimi, -per la verità, due – grattacieli che finora hanno osato innalzarsi nel cielo cittadino. E sarà forse anche per questo che non sembrano profilarsi all’orizzonte altri cultori della materia. Così, con i suoi 167 e rotti metri, l’ardita e stravagante costruzione Antonelliana continua a svettare sul profilo della città, dalle colline alle Alpi passando per il Po, la Dora e l’ansa della Stura. Ma… c’è sempre un “ma”. E c’è sempre un modo per contravvenire alle regole, soprattutto quando – siamo pur sempre a Torino – si riesce a farlo senza venir meno alla sacralità della tradizione. Anzi, quando è la tradizione stessa a chiederlo. Una mongolfiera sopra Torino Era infatti l’11 dicembre 1783 quando un “pallone aerostatico”, uno dei primi nella storia dell’aviazione italiana, di proprietà di tre soci dell’Accademia della Scienza di Torino, Roberto De Lemanon, Carlo Antonio Galeani-Napione di Cocconato e Giuseppe Amedeo Corte di Bonvicino, decollò in città, da uno spiazzo tra le case del Borgo Dora, suscitando la meraviglia degli astanti. Non c’è dunque…