Erbe Aromatiche - Ph Silvana Delfuoco
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Coniglio alla ligure…o no?

Il dubbio non è sull’esistenza o meno del coniglio alla ligure, ma sul fatto che possa davvero definirsi così quello che ho cucinato io. Perché davvero non appartiene alla mia tradizione, né l’ho mai visto preparare. Ma gli amici che me l’hanno regalato – già pronto per la cottura, beninteso – questo hanno preteso da me. E io ho accettato la sfida. Con la consulenza di un’amica esperta, con un’occhiata a internet e … con qualche aggiustamento in corso d’opera. Lo hanno mangiato tutto, fino all’ultimo ossicino.

 

INGREDIENTI (per 4 persone):

1 coniglio di circa 1kg già pulito e pronto
1 cipolla
1 o 2 spicchi d’aglio
rosmarino, salvia, alloro, timo
una manciata di pinoli
una manciata abbondante di olive snocciolate
1 bicchiere di vino (meglio rosso, o almeno questo ho usato io)
1/2 litro circa di brodo vegetale
olio Evo, sale, pepe nero

PREPARAZIONE:

Un tegame di coccio è l’ideale, grande abbastanza per contenere il coniglio fatto a pezzi. Nel tegame fate rosolare, con poco olio, aglio e cipolla tritati, poi aggiungere il coniglio insieme con timo e alloro, salate appena e fate rosolare a fuoco vivo.
Versate il bicchiere di vino e fate evaporare, quindi aggiungete prima il rosmarino e salvia (tritati) e poi le olive e i pinoli. Tenete pronto il brodo caldo: il coniglio deve cuocere coperto, per un’ora circa, mescolandolo di tanto in tanto ed aggiungendo poco per volta del brodo per evitare che “attacchi”.
Come si fa a sapere se è cotto? Dicono gli esperti: “quando la carne si stacca dall’osso”. E allora dovete fare la prova: come va?
Il contorno migliore? Patate al forno, direi. Ma qui ognuno ha i suoi gusti.
Sul vino, una buona Barbera d’Asti ci sta benissimo. Ma anche un Dolcetto, per esempio di Dogliani che a me piace molto. Se poi volete concedervi un Ormeasco o un Rossese… sarete più in linea con la tradizione.

Silvana Delfuoco

La gola un peccato capitale? Lo diceva anche il padre Dante, è vero. Salvo poi lamentarsi per quanto “sa di sale lo pane altrui”. E poi ci sono tanti tipi di fame, e tanti modi per soddisfarle: un piatto ben cucinato, un bicchiere di vino buono, la vista di un bel quadro, un film che ci ha fatto ridere, il libro che teniamo sul comodino…

Emozioni di vite forse un po’ privilegiate – le nostre – ma che a me piacerebbe poter condividere. Per questo ho deciso di tenere un diariogoloso, in cui raccontare le mie esperienze di giornalista enogastronomica, ogni tanto in trasferta in altri settori. E con un ormai lungo – ahimè – passato alle spalle. Da insegnante di italiano e latino nei licei torinesi: ebbene sì, lo confesso. Ma questa è un’altra storia…

Attualmente collaboro con Il Golosario di Marco Gatti e Paolo Massobrio. In passato ho già collaborato con: Leiweb e Oggi.it; Il Sommelier Fisar; La Cucina del Corriere; OraCucina; Viaggi del Gusto Magazine; Economy; turismodelgusto.com; Bubble's Italia Magazine.

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