Funghi, Finalmente! Ecco Il Secondo Di Funghi

Funghi, finalmente! Ecco il secondo di funghi

Il secondo piatto con i primi funghi dell'anno 2022: li ho fatti fritti. Troppo belle le cappelle dei porcini (i gambi sono finiti nel sugo per i tajarin) per pensare a un uso diverso. Quindi li ho puliti (senza lavarli, ovvio), li ho affettati, passati nell'uovo, poi nel pan grattato e poi nell'olio: un pezzo  per volta, con calma... Ed ecco il risultato: superlativi! INGREDIENTI (per 2 persone): 2 cappelle di porcini di medie dimensioni 1 uovo un mezzo bicchiere di pangrattato olio di girasole per friggere sale, q.b. PREPARAZIONE: Dopo aver pulito le cappelle, affettarle con attenzione. Preparare in un piatto l'uovo sbattuto con un po' di sale, in un altro il pan grattato. Preparare un contenitore con carta assorbente per posare i funghi fritti. Mettere l'olio in un pentolino dai bordi alti, aspettare che raggiunga il punto di bollore. Passare le fette ad una ad una nell'uovo, nel pane e quindi nell'olio, dove la girerete quasi subito aiutandovi con una pinza da cucina, prima di posarle sulla carta assorbente. Portateli in tavola e lasciate che ognuno li sali a suo gusto. Con i funghi fritti una Barbera? di Asti o di Alba?

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La Barbera Di Romano Dogliotti

La barbera di Romano Dogliotti

Apro La Solista dell’Azienda Agricola “La Caudrina” di Romano Dogliotti, Barbera d’Asti DOCG 1999, per una cena a casa, pochi amici ben scelti. E anche il menu prevede pochi, e altrettanto ben scelti, piatti, tra quelli che piacciono a me: salsiccia di Bra, tajarin agli asparagi, assaggi di tome d’alpeggio. Con un finale di martin sec cotti, appunto, nella barbera. Mentre verso il vino mi chiedo: perché un moscatista della prima ora, come Romano Dogliotti, ora anche presidente del Consorzio dell’Asti DOCG, si preoccupa di vinificare  una barbera? Bene, fatta la domanda, cerco di darmi una risposta.   Dalla barbera al moscato. O viceversa Il suo moscato me l’ha versato nel bicchiere lui stesso, durante la mia  visita alla Caudrina. Nel suo racconto, un’avventura che tuttora continua, compare spesso l’immagine di suo padre, Redento, e di un progetto che li ha uniti da sempre. «Voleva che facessi l’aviatore – sorride al ricordo – ma già da ragazzo io pensavo al vino. Allora, erano gli anni ’60, si pigiava a mano: la pressa lavorava tutta la notte e si dormiva due ore quando andava bene…Ma siamo stati noi tra i primi a imbottigliare il moscato, quando nessuno ancora ci credeva! » E  mentre…

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Bardon o della tradizione

Il primo a venirci incontro in cortile è il setter, scodinzolante e festoso come sempre, ma più tranquillo e posato di come lo ricordavo. Mi accorgo soltanto adesso che non è più un cucciolo o davvero dall’ultima volta è passato così tanto tempo? Si vede che me lo chiedo perché oggi è giorno di – inquieta – meditazione sul tempo: sono qui per festeggiare il mio compleanno. Mettiamola così. Però c’è il sole, anche se siamo in gennaio, la giornata è limpida e i pochi passi dalla macchina all’ingresso li posso fare senza giacca a vento. E adesso bando alle malinconie, siamo da Bardon! La forza di questa storica trattoria del Monferrato sta nella sua autentica traditio, perfetto e misurato equilibrio tra il tradere e l’altrettanto indispensabile tradire. La cucina è, senza cedimenti, quella della tradizione popolare monferrina. E gli avventori più fedeli, se non più i carrettieri di passaggio, sono comunque sempre i commercianti e i manager dell’odierno, fortunato e crescente, mercato del vino, che in questa terra di Barbera d’Asti continua ad avere in Nizza Monferrato e nei suoi dintorni di vigneti il suo cuore pulsante. Per loro, e per tutti i nuovi viaggiatori del food che qui…

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