Non Chiamatelo “turismo Lento” (parte Seconda)

Non chiamatelo “turismo lento” (parte seconda)

I nostri dintorni: questi sconosciuti A Pinerolo il pulmino ci lascia nella parte alta della città, sul piazzale della Basilica di San Maurizio,  testimone di un tempo in cui era qui il centro della vita economica e politica dell'antico ducato. La sua fondazione risale infatti almeno all'XI sec. e con i continui restauri arriva fino al XIX. Ora però  di quel passato glorioso resta soltanto il ricordo e, se non altro, lo splendido panorama che da qui si gode e che nelle belle giornate permette di spaziare con lo sguardo fino a Torino. Attira a un tratto la nostra attenzione un curioso cippo marmoreo posizionato lungo il viale d'accesso alla Basilica. Ricorda che qui  erano il Castello e le mura della Cittadella, ora scomparsi del tutto ma ancora al centro di racconti suggestivi. Si dice infatti che nei  loro sotterranei sia stato a lungo imprigionato anche il misterioso personaggio nascosto  dalla leggendaria "Maschera di ferro". E così, fantasticando, iniziamo la discesa a valle imboccando via Principi d'Acaja. Percorrendo Pinerolo Lungo questo percorso storico, che collegava l'alto centro cittadino con la zona pianeggiante, incontriamo l'eleganza dei palazzi nobiliari tra medioevo e rinascimento, tra cui il Palazzo D'Andrade, più noto come La…

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A Cascina Danesa Si Brinda Col Sidro

A Cascina Danesa si brinda col sidro

Il sidro più interessante dell’anno? L’ho assaggiato dietro casa, nelle campagne della Val Pellice tra Torino e Pinerolo. Dove lo produce Cascina Danesa, un’azienda agricola che ha fatto della coltivazione biologica la sua filosofia di lavoro e di vita. «Abbiamo intrapreso questa strada  innanzitutto per noi – ci racconta Paolo Priotti mentre ci accompagna nel frutteto – per non avvelenarci facendo questo mestiere! Ma lo abbiamo fatto anche per preservare l’ambiente in cui tutti viviamo: rispetta la natura e anche lei ti rispetterà».   La tradizione delle mele antiche   Eccole, le mele di Paolo e Claudio Priotti, le vecchie varietà di mele piemontesi. Dalla renetta grigia alla jonagold alla runzè alla magnana, affiancate da qualche filare di pere: abate, kaiser, madernassa. Frutta non sempre simile, all’aspetto, a quella che siamo soliti trovare sugli scaffali dei supermercati ma non è certo questo l’obiettivo che qui ci si prefigge: «Come diceva sempre mio nonno – continua Paolo – la frutta deve prima di tutto essere buona, poi deve anche essere bella». E con questa chiara indicazione ben stampata in mente, l’azienda è passata di mano, da una generazione all’altra.   Un sidro…poco tradizionale Ma rispettare la tradizione significa anche saper traghettare il…

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