Roma, dove ancora si mangia in trattoria

La prima differenza la fa il Ponentino. Arriva suadente, che non te lo aspetti, ma subito annusi un’aria diversa. È allora che cominci a guardarti intorno, rallentando passo e pensieri, e sei fatto: di Roma non ti liberi più! Caotica, disorganizzata, strafottente… ma chi l’ha detto? Sono arrivata carica di nordiche diffidenze e prevenzioni e me ne sono andata con il ricordo di una città inaspettata e accogliente, dove spero di ritornare presto. «Già, perché qui è ancora tempo di ferie – spiegava l’arcano Raffaella, la nostra simpatica anfitriona di Casa Zavatti– aspettate che inizi a lavorare il Parlamento e comincino le scuole e vedrete quello che succede! » Di sicuro avrà avuto ragione lei, ma intanto la mia Roma è stata questa. Certo, non sempre i mezzi pubblici sono stati il massimo dell’efficienza, metropolitana antidiluviana in testa (ma noi, da bravi turisti, abbiamo macinato chilometri a piedi); certo, l’apertura dei Musei spesso non è stata quella prevedibile (ma poi ci si aggiusta “alla romana”, magari aggirando l’ostacolo con una telefonata… quasi sempre almeno!); certo, i prezzi dei taxi, alla richiesta, rasentavano la follia (ma basta non prenderli: perché correre?). In compenso, la vita scorre senza affanni; le persone sono…

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