Torta Di Mandorle Di Un Tempo Che Fu

Torta di mandorle di un tempo che fu

Direttamente da un tempo che ormai posso ben definire remoto arriva questa Torta di mandorle: variante "soffice", è bene specificarlo. La ricetta, anche se l’ho ritrovata sul Quaderno della mamma, in realtà anche per lei è stata una scoperta. L’ha imparata, infatti, dalla cugina di mio padre, la signora Giovanna, in quel di Castell’Arquato, ridente “borgo”, come si dice adesso, del Piacentino, di cui è originaria la mia famiglia paterna. Questa è la Torta “soffice”, quella più difficile da realizzare, a fronte della essenzialità degli ingredienti; ne esiste infatti  una variante “ dura”, meno impegnativa. Il segreto stava ( e sta tuttora) nel montare “a neve” ben ferma gli albumi, cui è affidata in toto – non è previsto infatti l’uso di altro lievitante – la leggerezza del risultato finale. E se pensate che, ai tempi, non si faceva uso di altro strumento se non di una forchetta tenuta da una mano ferma e capace, non vi stupirete del risultato non  sempre garantito. Un altro piccolo segreto, ahimè non più recuperabile, era la cottura in forno. All’epoca – e ancora negli anni ‘ 60, l’ho detto – le  torte venivano “portata a cuocere” dal panettiere del paese, che le infornava…

Read More

Pisarei e fasò

La ricetta questa volta non viene dal Quaderno della mamma, ma dalla tradizione mangereccia del loco natio del ramo paterno della famiglia, quel di Castell’Arquato, ridente borgo del Piacentino. Un piatto “povero”, come ora si usa dire, e però di intelligente cultura contadina: associa infatti cereali e legumi, vegan ante-litteram. Il risultato è di sicuro effetto e, di solito, di universale apprezzamento. Io ho assistito in diretta, durante le estati della mia infanzia, alla sua preparazione dalle mani esperte di varie zie paterne. Da questa esperienza nasce l’elaborazione di questa ricetta, forzatamente approssimativa nelle dosi degli ingredienti, anche se non credo che l’andare “a occhio” possa qui causare troppi guai. Nel caso, avvertitemi. P.S. Per i curiosi che volessero conoscere l’origine del nome pisarei. Le spiegazioni sono più d’una e alcune davvero dotte. Per conto mio consiglio, come più efficace e convincente, l’interpretazione che ne dà Luigi Paraboschi nel suo “ Piasintinäda coi barbis. Barciacläda in piasintein” , Editrice Sigem, Modena, 2000, pag. 70. Non ve l’anticipo, godetevela.                                                Ingredienti Per la pasta: 150 gr. farina 100 gr. pangrattato brodo (anche di dado): 1 dl sale   Per il condimento: 3 hg fagioli, meglio se borlotti, già lessati…

Read More