Dove Va Il Nostro… CIBUS?

Dove va il nostro… CIBUS?

In giro per gli stand del 19° Salone Internazionale dell’Alimentazione, altrimenti detto CIBUS, aperto alle Fiere di Parma dal 7 al 10 maggio 2018, mi sorprendo, come da tempo non mi capitava. Abituata alla ricerca, nel cibo che mangio, di profumi, sapori, consistenze il più possibile “veri e genuini”, scopro che qui li sto trovando tutti, come si dice, a ogni piè sospinto. Sarà questo il CIBUS? Tutte queste meraviglie – il trancio di pizza “campagnolo”; il gelato “artigianale”; il succo di puro limone di Sicilia; financo i pomodorini essicati al sole…del Canada; per non parlare poi dei deliziosi tortellini della “nonna” di una notissima marca industriale – tutto questo, dico, e molto altro ancora, non è frutto di consumate abilità artigianali ma di attentissimi e scrupolosi passaggi tecnologi, dove la chimica e l’abbattimento della temperatura hanno un ruolo fondamentale. Certo la sicurezza alimentare di ciò che mangiamo ha tutto da guadagnare da questi sofisticati passaggi; ma come la mettiamo col “buono, pulito e giusto” di campestre o bio provenienza che sembrava ormai un raggiunto e consolidato “ritorno al futuro”? Non lo so e ci sto riflettendo. Siccome però io dovrei essere – mi dicono – una sorta di influencer…

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FICO: E Se Il Food Fosse, Anche, Un Gioco?

FICO: e se il food fosse, anche, un gioco?

L’hanno subito ribattezzato “la Disneyland del cibo”. Un’etichetta che piace sia agli ammiratori che ai critici, curiosamente quasi con le stesse motivazioni. Perché, se il dilagante aforisma “l’uomo è ciò che mangia” è stato ormai universalmente sdoganato, non altrettanto avviene se si afferma, per esempio, che “l’uomo è ciò che gioca”. Anche se, a parer mio, è una verità altrettanto indiscutibile. Ma non voglio sottrarmi oltre al giudizio sull’evento food dell’anno: a me FICO, almeno al primo impatto, è piaciuto.   FICO, a Bologna Azzeccato il nome, un acronimo breve e, volutamente credo, “equivocabile”. Troneggia sicuro sulla torre di quello che, fino a poco tempo fa, era l’ormai ex mercato alimentare fuori Bologna, sperso in una sorta di terra di nessuno, da cui oggi invece potrebbe nascere una nuova linfa vitale. Entrando nei padiglioni ancora in via di allestimento, mi ha subito colpito l’attenzione al dettaglio con cui gli stendisti curavano le loro sistemazioni, interrompendosi, con genuina cortesia, per offrire assaggi e prodigarsi in entusiastiche spiegazioni. E che dire dei ragazzi – stendisti in pausa o studenti in visita? – concentratissimi in una partita volley, nel campetto “alla Disneyland” attrezzato lungo una delle gallerie. In giro per FICO Questo mio…

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