Spazio7, La Leggerezza Della Tradizione

Spazio7, la leggerezza della tradizione

Spazio perché è il nome storico del ristorante fin dal 2002, anno dell’apertura. E 7, colorato in arancione benaugurante, perché è “il” suo numero: quello con cui il giovane patron, Emilio Re Rebaudengo, affronta da sempre le sfide della vita. Accompagnato, in questa fase della vita di Spazio7, dallo chef Alessandro Mecca e dalla sua affiatata brigata: tutti pronti e disponibili a lasciarsi catturare dalle suggestioni dell’ambiente.   Spazio7, arte e cucina Perché Spazio7, non va dimenticato, è uno dei pochissimi ristoranti nati all’interno di un centro d’arte contemporanea, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, dove la cucina ha volutamente scelto di non sottrarsi all’intrigante gioco delle contaminazioni tra mondi e culture che di questo luogo è il respiro vitale. Ne sono un esempio i piatti pensati in attesa della primavera, in carta fino alla metà di marzo, di cui vi raccontiamo la nostra fresca esperienza.     Spazio7, un giro fra i menu Dal colorato “quadro” di finger food , goduriosa anteprima, il ricordo più vivo è per l’azzeccatissimo finto pomodoro, abilmente costruito con un morbido peperone ripieno di salsa tonnata. Per continuare con le idee vincenti, ecco dal menu “Contrasto-Percezione contemporanea” la seppia, ricci di mare e cima di rapa,…

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Bistrot Spazio7: irrompe l’esotico nel rigore sabaudo

Novità a Spazio7, il ristorante che vive all’interno della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in via Modane 20 a Torino. Al piano terreno, nella zona caffetteria che già ospita il Lounge Bar, ora apre, da martedi a domenica dalle 18.30 alle 22.30, anche la Cucina Bistrot. A completare l’opera di Alessandro Mecca, che continuerà ad occuparsi del ristorante “tradizionale” – il virgolettato è d’obbligo perché, in questo luogo magico, la creatività fa sempre capolino – ecco i piatti del menu dal sapore internazionale di Leonardo Sergi, accompagnati dai cocktail di Antonio Masi. Alla gradevolezza dell’assaggio – una sorpresa per me, che nell’esotico mi muovo con difficoltà – si aggiunge quella del luogo, piacevole e accogliente nella sua informale eleganza. Seduta a uno dei divertenti tavolini argentati pensati da Rudolf Stinger, mentre sorseggiavo un ottimo Aperol Chin.To - analcolico, per ora, ma alla prossima mi rifaccio – ho pescato qua e là tra le offerte del buffet. Mi è molto piaciuto, per il suo gusto decisamente insolito, il freschissimo Rujak Buah, un’insalata indonesiana fatta di mango, ananas, spinacino, ravanello, cetriolo, germi di soia e arachidi, condita con una vinagrette agrodolce. Ma anche l’Hummus, che conoscevo già persino io: salsa di ceci, tahina,…

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