Marmellate Di Primavera: Rabarbaro

Marmellate di primavera: rabarbaro

La ricetta, questa volta, è dell’amica Daniela, ma interpretazione ed esecuzione sono, forzatamente,  mie: la distanza, ma soprattutto l’urgenza di sperimentare la “materia prima” ormai pronta, nel Giardino dei Semplicissimi, per essere raccolta lo esigevano. Sempre con la  supervisione delll’amica via WhatsApp sono felicemente arrivata alla fine dei miei due primi vasetti. Come,  ora ve lo racconto.     INGREDIENTI: (per due vasetti di marmellata)   gr.600 circa gambi di rabarbaro (da pulire) gr. 150 zucchero, meglio se di canna 1 limone biologico litri 1 circa di acqua     PREPARAZIONE: Pulire i gambi del rabarbaro togliendo i filamenti più duri, tagliarli a pezzetti e immergerli in un contenitore (plastica o terracotta) di medie dimensioni, in cui avrete già spremuto il limone e messo la sua buccia esterna tagliata a pezzetti. Se volete, aggiungete pure anche lo zucchero: io, questa volta, l’ho messo in fase di cottura, penso il risultato finale non cambi di molto. Lasciate riposare il tutto per una notte o più (dodici ore circa). Prima di iniziare la cottura, preparate i vasetti, procedendo alla sanificazione secondo le vostre abitudini. Io ho usato vasetti nuovi che, per precauzione ho fatto bollire qualche minuto in una pentola piena d’acqua avvolti…

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Il Giardino Dei Semplicissimi: Rabarbaro

Il Giardino dei Semplicissimi: rabarbaro

Il mio primo ricordo legato al rabarbaro è quello delle caramelle, sempre presenti nella tasca del grembiule della nonna, “che fanno bene e fanno digerire”. Subito dopo c’è quello della giapponesina dal kimono rosso, che con il suo profilo stilizzato reclamizzava una nota marca di amaro di cui, anche in questo caso, si decantavano le proprietà digestive. Sarà per nostalgia dell’infanzia che ho piantato il rabarbaro tra i miei Semplicissimi? Davvero non so rispondere: difficile decifrare l’inconscio! Comunque sia, è venuto bene e già il raccolto dello scorso anno ha dato i suoi frutti.   Semplicissimi: la magia dell’Oriente Consultando poi i sacri testi, ho scoperto che le origini della pianta del rabarbaro sono dichiaratamente orientali, mentre l’etimologia del suo nome, come noi lo conosciamo, è indiscutibilmente greca: ra- barbaros, i non meglio specificati “barbari” cui i greci attribuivano, sempre in modo vago, tutto quello che arrivava da fuori dei patri confini. Il suffisso ra rinvia anche lui allo “straniero”, fiume o mare esotico: insomma una pianta che arriva da lontano. E, come tale, di sicuro un po’ magica…   Semplicissimi: viva la marmellata! Per non sbagliare, dopo aver sentito i pareri più diversi dagli “esperti” dei dintorni – le…

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