Ragoût De Homard: Nel Lontano De L’Île

Ragoût de homard: nel lontano de l’Île

L’Île in questione è la francese Île de Sein, piccolo comune nell’Oceano Atlantico a 8 km dalla penisola di Bretagna. Scoperta da me quasi per caso ormai molti anni fa e da allora divenuta luogo del cuore: un colpo di fulmine cui non è stata estranea la sua cucina. Pochi ed essenziali piatti dei pescatori, che vivono dei frutti di questo mare burrascoso però ricco si crostacei. Qui ho scoperto l’homard, che in italiano possiamo malamente tradurre con “astice” anche se, in questo caso, la sostanza non corrisponde del tutto alla forma. Perché l’homard de Sein, soprattutto se cucinato à l’ancienne, come ormai è ben difficile riuscire a ritrovare anche sull’isola, non assomiglia a nient’altro che a se stesso. E siccome un “ritorno al futuro” sull’Île sembra sempre più sfumare nel lontano, ecco il mio viaggio nel tempo. Necessariamente à rebours…come nella migliore tradizione francese!   Un avvertimento: un piatto laborioso, non difficile ma che richiede una lunga preparazione e…un po’ di coraggio, ahimè!   INGREDIENTI   Un homard da 1,5 kg Olio e.v.o: due cucchiai Burro demi-sel: 50 gr 4 cipolle 4 carote 2 spicchi d’aglio 1 peperone 1 kg di patate 1 bicchiere di vino bianco secco 1…

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Maison Pic: Dove Brillano Le Stelle

Maison Pic: dove brillano le stelle

  Bene, ho acquisito una certezza. Che in Francia, forse più e meglio che in Italia, la cuisine di uno “stellato” è ben autre chose rispetto a quella di ristoranti o trattorie pur di ottima tradizione. Perché qui può succedere, grazie alla ben calibrata armonia di sentori e sapori che si accostano, si fondono e si separano, di arrivare a vivere e a condividere le suggestioni di una visione del mondo. Se poi lo chef in questione è una cheffe –neologismo necessario? - il valore aggiunto è indiscutibile. Almeno secondo me.   La Cuisine di una Dame   Una sola cheffe in terra di Francia ha conquistato, e conserva senza intoppi già dall’ormai lontano 2007, le Tre Stelle Michelin. È Anne-Sophie Pic, terza generazione di una famiglia di ristoratori della Drôme senza tuttavia essere, curiosamente, una “figlia d’arte” nel senso pieno del termine:  le “stelle” infatti  sono tutte sue e sue soltanto. Frutto dell’amore per una traditio gelosamente conservata, ma  anche giustamente  tradita. L’unico modo possibile per  consegnare, con fantasia e coraggio, il passato a un nuovo, inedito, futuro.   Come in una Maison… Forse è per questo che la Maison Pic,  dove c’è anche il ristorante storico di Madame, si trova…

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La Louche, il gusto francese a Torino

Prima domenica dell’anno, calda e luminosa in questo pazzo inverno che sa di primavera. Intorno a piazza Bernini, per me zona di casa, poco passeggio e serrande dei locali pubblici abbassate. Niente di nuovo sotto il sole: normale comportamento sabaudamente torinocentrico dei giorni di festa. Ma dove sarà la nuova città in progress, rigenerata dalla sua neonata vocazione turistica? Che fine hanno fatto i progetti di trasformazione anche delle zone non toccate dalla miracolosa movida esibiti dai nostri amministratori? Ce lo chiediamo e insieme con noi se lo chiedono i due giovani patron di La Louche, il “ristorante dall’accento francese a Torino” appena alle spalle di piazza Adriano, dall’accogliente, inaspettata e benedetta, apertura domenicale! Lui, Frédéric, alsaziano di nascita e già con un bel curriculum alle spalle, è in cucina; lei, Noemi, torinese che ha girato il mondo prima di decidersi a tornare, in sala. Insieme hanno scelto, deciso, progettato questa avventura. A Torino, perché così vicina alla Francia e alla sua cucina da poterla comprendere e apprezzare al meglio; a Torino, perché al centro di un territorio che ha fatto del food di qualità la sua bandiera; a Torino, perché nel suo cambiamento loro ci hanno davvero creduto. Ma…

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Mai dire mai: elogio di uno Syrah

Bevuto ieri sera in una splendida cena casalinga, dopo averlo scelto tra quello che offre al momento la mia cantina per accompagnare uno dei miei piatti più amati: tajarin al burro con grattata di tartufo. Il tartufo - mi riferisco naturalmente a quello bianco, il nobile Tuber magnatum  Pico - non è il massimo in questo autunno del 2014, e questo già lo sapevo. Profumatissimo, non si rivela poi all’altezza di quello che il suo bouquet sembra promettere. Ma sempre tartufo è, arrivato da fonte sicura e conservato con tutti i crismi. A questo piatto si sposa benissimo la Barbera, dice la tradizione. Meglio ancora se giovane, dicono alcuni. Meglio ancora se di Alba, dicono altri. Per una volta mi sono sottratta alle regole ho voluto sfidare la sorte regalandomi un abbinamento a sorpresa. A patto, però, che la sorpresa fosse bella. Francia, Regione de la Rhône-Alpes, dipartimento di Drôme: Tain l’Hermitage. Piccolo gioiello, scoperto per caso lo scorso giugno di ritorno da una vacanza in Bretagna. Oltre a quello con bellezza della natura – immerso nel verde, traversato dal fiume - che ne fa un luogo da vacanza tranquilla e un tantino d’élite, piacevolissimo è stato l'incontro con la…

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