Mai dire mai: elogio di uno Syrah
Bevuto ieri sera in una splendida cena casalinga, dopo averlo scelto tra quello che offre al momento la mia cantina per accompagnare uno dei miei piatti più amati: tajarin al burro con grattata di tartufo. Il tartufo – mi riferisco naturalmente a quello bianco, il nobile Tuber magnatum Pico – non è il massimo in questo autunno del 2014, e questo già lo sapevo. Profumatissimo, non si rivela poi all’altezza di quello che il suo bouquet sembra promettere. Ma sempre tartufo è, arrivato da fonte sicura e conservato con tutti i crismi. A questo piatto si sposa benissimo la Barbera, dice la tradizione. Meglio ancora se giovane, dicono alcuni. Meglio ancora se di Alba, dicono altri. Per una volta mi sono sottratta alle regole ho voluto sfidare la sorte regalandomi un abbinamento a sorpresa. A patto, però, che la sorpresa fosse bella.
Francia, Regione de la Rhône-Alpes, dipartimento di Drôme: Tain l’Hermitage. Piccolo gioiello, scoperto per caso lo scorso giugno di ritorno da una vacanza in Bretagna.
Oltre a quello con bellezza della natura – immerso nel verde, traversato dal fiume – che ne fa un luogo da vacanza tranquilla e un tantino d’élite, piacevolissimo è stato l’incontro con la sua enogastronomia. Perché qui ha sede una “fabbrica del cioccolato” del calibro della Varhona; perché qui si mangiano ottimi primi di ravioles, tradizione locale; e infine perché il vino che nasce su queste colline, anche se siamo nella douce France terra di mitici vignerons, fa storia a sé.
Me lo ha fatto conoscere, e assaggiare in più di una declinazione, Georges Leleksoglou che, come si capisce dal nome che tradisce la sua origine greca, francese lo è soltanto d’adozione.
Anche lui colpito dal fascino inaspettato del luogo scoperto casualmente, proprio come è successo a me, a differenza mia ha però deciso di fermarsi qui a vivere. Complice l’incontro con una giovane e graziosa ragazza del luogo, nonché, come lui stesso non ha difficoltà ad ammettere, con la sua cave familiale decisamente bien fornie. Grazie a lui è nata la Compagnie de l’Hermitage in cui oggi si riconosce il meglio della produzione vinicola locale. Sviluppati i vigneti in epoca relativamente recente nella parte sud de l’Hermitage, in origine zona di frutteti, i rossi Crozes-Hermitage sono figli di uno syrah quasi sempre in purezza, che qui si esprime in tutta la sua potenza. L’incredibile, per me che di solito amo poco i vitigni internazionali, è riuscire a ritrovare senza sforzo, nella matura complessità che subito si sprigiona dal vino appena versato nel bicchiere, l’emozione del luogo e dei suoi profumi. E del perfetto matrimonio con un meraviglioso piatto di ravioles au beur, felicemente consumato al tramonto di una sera d’inizio estate.
Crozes-Hermitage, Entre ciel&terre 2010 Domaine David Reynaud