Casa del Barolo a Torino: una piacevole pausa, una bella sorpresa

Prosciutto Serrano e calice di pinot bianco

Prosciutto Serrano e calice di pinot bianco

Due passi per il centro in questi giorni di saldi – un giretto piacevole, smog a parte, in una Torino sempre più bella e, perché no, anche sempre più vivace – ma una sosta ogni tanto è pur necessaria.

Le 13 sarebbero ora di pranzo, è vero, ma la mia amica Marivì ed io non abbiamo voglia di sospendere a lungo la nostra ricerca: i negozi fanno il continuato e il 5 di gennaio viene buio presto. Ci basterebbe assaggiare qualcosa di leggero e di piacevole. Bella idea, ma… quanto difficile da realizzare! Scartati i luoghi deputati – piatto unico, d’accordo, ma per noi oggi è già troppo – scopriamo subito che anche i wine bar più accreditati in questa fascia oraria non servono calice e stuzzichini ma apparecchiano tavoli più impegnativi. E allora? Ripiegare sul trancio di focaccia? Sul venditore volante di hot dog? Su una tristanzuola insalata mista e caffè nel caos di un bar? Rinunciare del tutto in vista della cena? Mentre stiamo propendendo, con un briciolo di sconforto, per l’ultima soluzione, ecco davanti a noi la “Casa del Barolo” di via Andrea Doria.

In quella che da sempre è tra le migliori enoteche della città, da qualche mese – ma io l’ho scoperto solo ora – funziona un punto degustazione, dove è possibile, nelle fasce orarie del pranzo e dell’aperitivo–cena, bere un calice accompagnato da un piatto freddo in abbinamento da scegliere in un intelligente menu.

Così ci siamo piacevolmente accomodate, noi e i nostri pacchetti, abbiamo degustato un buon calice – traminer per Marivì, pinot bianco per me – in compagnia di due piatti, nemmeno tanto -ini, di ottimo Serrano – che tentazione le ostriche francesi e il medaglione di fois gras, ma altri cenoni ci aspettano… – un attimo di relax, un caffè veloce e via tra la pazza folla. Bravi , bravi davvero.

Una città come questa dovrebbe essere in grado di differenziare meglio le sue offerte, perché non tutti i giorni sono uguali, appetito compreso. Sarebbe un segno dell’acquisita “internazionalità”… Senza mai rinunciare, sia ben chiaro, alla qualità a cui la nostra tradizione ci ha abituati. Anche se questa è, diciamocelo pure, un’altra storia. Ne parliamo una prossima volta?

 

www.casadelbarolo.com

 

 

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