La signora del Timorasso
«Eccolo qui, il “mio” vigneto di Timorasso: questo l’ho scoperto io, ed è stato la mia scommessa vincente! » Il sorriso di Elisa Semino è contagioso, come pure il suo entusiasmo. È lei, insieme con il fratello Lorenzo, la quarta generazione de La Colombera, azienda agricola di Vho, sulle colline che circondano Tortona, che sta lavorando alla riscoperta del Timorasso. E mentre ci racconta, in una bella mattina di questo dolcissimo ottobre, il suo cru del Montino, il loro vino più premiato negli ultimi anni, indica anche i campi di grano e di ceci che affiancano il vigneto. «Noi restiamo comunque un’azienda agricola: – ci tiene a sottolineare – mio padre non rinuncerebbe mai alla sua farinata del sabato!»
Il Timorasso, questo (non più) sconosciuto
Vitigno autoctono a bacca bianca dei Colli Tortonesi dalla complessa coltivazione, il Timorasso è tornato alla ribalta grazie al caparbio impegno, iniziato negli anni ’90, da parte di alcuni “pionieri” della zona, tra i quali ovviamente non poteva mancare una giovanissima Elisa, convinti delle sue straordinarie qualità una volta arrivato in bottiglia.
Siamo sul declivio collinare che circonda Vho, dove il paesaggio dei vigneti, inframmezzato dai filari di peschi e ciliegi e dai campi di ceci e grano, si spinge fino ai boschi di acacie e castagni che preludono al vicino Appennino. Una terra antica e in parte ancora selvaggia, che entra appieno con tutti i suoi sentori e la sua solida consistenza nel corpo di questo vino bianco, fragile solo in apparenza. Basta infatti avere il tempo di assaggiarlo con calma, magari nell’occasione privilegiata di una verticale di Derthona e Montino, le due versioni di Timorasso prodotte dalla Colombera, per sorprendersi del risultato presente e immaginare le possibili fascinazioni future.
Una verticale di Timorasso
Il tavolo è preparato nella zona accoglienza della cantina, tra scaffali dove
occhieggiano invitanti etichette. Una verticale di Timorasso è un evento piuttosto raro, specialmente quando le annate, come in questo caso, iniziano dal 2006, quando in azienda è nato il Montino, il cru prestigioso “inventato” da Elisa. Che, infatti, nel bicchiere esprime tutta la sua complessità, soprattutto quando con l’invecchiamento si affinano le note minerali e di idrocarburi. A me è piaciuto in particolare il Montino 2008, dal corpo equilibrato e dalla lunga persistenza, che tuttavia si mantiene morbido e suadente. Così come ho apprezzato i freschi profumi floreali e fruttati del Derthona 2016: acacia e biancospino e, in particolare, la pesca. Quella stessa Pesca di Volpedo che abbiamo assaggiato in versione sciroppata dai vasetti di vetro confezionati in azienda. Per non dimenticare, come ripete Elisa, che la Colombera è anche un’azienda agricola…
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