Cimiez: Quando Le Terme Fanno La Differenza

Cimiez: quando le Terme fanno la differenza

Si chiamava Cementum la città romana fondata nel I sec. a. C. ai piedi della collina Bellenda, nel territorio dei Galli Veientii: l’attuale Cimiez, oggi elegante quartiere residenziale di Nizza, affacciato sul mare della Costa Azzurra. E qui, all’interno del Musée d’Archeologie, si possono visitare gli scavi che hanno riportato alla luce la parte forse più interessante, e di sicuro ai tempi più frequentata, dell’antica città: le Terme, nella loro intera estensione dei successivi quartieri a Nord,  a Est e a Ovest. Perché i Romani – e da loro avremmo ancora molto da imparare in proposito – senza Terme proprio  non ci sapevano stare…   Cimiez e le Terme: uno stile di vita Certo, non era da tutti potersi permettere di trascorrere l’intera giornata alle Terme. Non vi avevano accesso gli schiavi –se non, ovvio, come inservienti – e non sempre i civesdelle classi meno abbienti, impegnati nei lavori quotidiani. Ma non c’era modo migliore per passare il proprio tempo, tra otium e negotium. Perché le Terme non erano soltanto un luogo di svago e di esercizio fisico, dotate sempre di palestre e di piscine – come tutte e tre le Terme qui a Cimiez – ma erano anche l’occasione giusta per incontri…

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Cascina Faletta, Tra Green E Innovazione

Cascina Faletta, tra green e innovazione

L’acqua della piscina panoramica è calda tutto l’anno; dai vigneti circostanti ci si può incamminare per rilassanti passeggiate; le biciclette in dotazione sono tra i modelli più innovativi, e meno faticosi quando il sentiero si fa insidioso; a chi invece preferisce un relax totalizzante, a dare il benvenuto sarà il bicchiere di vino della casa, da sorseggiare comodamente seduti a un tavolo della veranda o del giardinetto, o pigramente allungati su una chaise lounge della terrazza al piano superiore, da cui la vista può spaziare davvero lontano.   Tre fucili vi difenderanno Tre fucili modello Carcano, avvolti nella carta di un giornale datato 1°gennaio 1947, sono il reperto più curioso, e tuttora misterioso, trovato durante i lavori di restauro dell’ottocentesca Cascina Faletta. Diventati da allora il simbolo-portafortuna della Tenuta, il glifo dei Tre Fucili  incrociati compare sulla targa all’ingresso, come sulle etichette dei vini dell’Azienda Agricola, a garantire serenità al relax  degli ospiti e tranquillità ai ribollire dei tini e delle botti. Perché l’intenzione dei proprietari, Elena e Giovanni, è innanzitutto quella di restituire al nostro tempo un luogo del passato preservandone il più possibile l’anima, utilizzando a questo scopo anche il meglio che il progresso tecnologico può offrire. In modo…

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Non C’è Spreco Alla Tavola Delle AFFINITA’

Non c’è spreco alla tavola delle AFFINITA’

Se è vero che la vita è l’arte dell’incontro, la tavola è certo tra i luoghi migliori dove quest’arte merita di venir praticata. Ne sa qualcosa AFFINI - nomen omen, direbbero gli antichi - locale nel cuore del torinese San Salvario, di cui Davide Pinto è patron e anima instancabile, dove dall’esercizio della mixology e del food pairing si è approdati al progetto AFFINITA’: una serie di appuntamenti socio-gastronomici a tema, che già stanno dando frutti interessanti. Così, lo scorso 28 giugno, alla tavola delle AFFINITA’ si è parlato, e cucinato, sul tema “Non spreco e sostenibilità”. I due giovani chef Yari Sità e Luca Zara, sperimentando sul campo e facendo interagire tra loro “cucina liquida” e “cucina di tradizione”, hanno cercato di valorizzare al meglio le “affinità” nascoste fra culture, culinarie e non solo, talvolta agli antipodi soltanto in apparenza. Sono nati così una serie di piatti accomunati da un unico elemento: gli ingredienti, per la maggior parte…in scadenza di mercato! Per un’autentica, e del tutto insospettabile, “cucina degli avanzi”. AFFINITA' senza spreco: i piatti Noi ricordiamo, in particolare, la Tataki di vitello marinato in carpione alla soia 48 ore con piccola giardiniera di Yari, a cui Luca ha contrapposto…

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Aiuto, è Scomparsa La Cucina!

Aiuto, è scomparsa la cucina!

“Una Grande Legge domina tutto lo sviluppo dell’umanità: la somma della cucina e del bagno è costante”. Apre così La scomparsa della cucina, sconcertante ma elegante volume di Fermoeditore, che subito cattura il piacere del tatto con la copertina di tela Assuan Manifattura del Seveso, e quello della vista grazie alle lucide serigrafie, sospese tra magia e iperrealismo, di Cecilia Mistrali. Contenta di scoprire che il serioso John B. Dancer è in realtà il sorridente italiano Giovanni Ballarini (perché nascondersi, professore? sta qui, nel Bel Paese, il sale della terra!), mi lascio quindi andare allo scorrere delle pagine. Si tratta di un divertissement intellettuale, dove il rigore scientifico dell’impostazione – ah, il fascino dell’indiscutibile verità di un’ipotesi matematica! – non soltanto non incute timore, ma addirittura si stempera senza problemi nella cordialità dell’esposizione. Dunque non un saggio per “addetti ai lavori”, ma una scorrevole chiacchierata sull’incespicante procedere dell’Umanità alla conquista della sua Cultura. Dove, sia ben chiaro, non manca qualche sorpresa. Lo sapevate, per esempio, che le regole per la costruzione dei primi servizi igienici le troviamo dettate addirittura nel Deuteronomio? E forse non avete mai pensato che alla nostra moderna “riscoperta” dei benefici del “pane nero” si accompagna una…

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