LA Valle Grana E La Polenta Bastarda

LA Valle Grana e la polenta bastarda

Se dare a qualcuno del bastardo di solito non viene percepito come un complimento, a Caraglio, nella cuneese Valle Grana, non sempre è così. Bastarda si chiama infatti  una particolare polenta, introvabile altrove, così buona da averle persino intitolato una Sagra. Quest’anno, il non-a-caso bisesto 2020, sarà difficile riuscire a organizzarla, ma ciò non toglie che tutti possano prepararsi la polenta a casa, soprattutto in questi giorni di interminabile inverno. La sua ricetta è semplicissima, e non differisce certo da quella delle altre polente. Ma il suo pregio sta tutto nella farina, il suo ingrediente base: un misto di cinque antiche varietà autoctone, riscoperte e rimesse in coltivazione, dopo molti anni di accurate ricerche, da Lucio Alciati, infaticabile e appassionato ricercatore di prelibatezze locali. E a lui si deve anche il recupero della leggenda, da cui tutto è nato…   Una bastarda polenta del…diavolo! Lo zampino del diavolo! Come poteva non entrare in una storia legata ai sudori della terra? E come poteva l’intera faccenda non concludersi bene, cioè del tutto al contrario delle sataniche intenzioni? Perché in queste vicende del saggio tempo antico, il diavolo, in fondo, è quasi sempre un “buon diavolo”, più buontempone che davvero satanico. E anche il…

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Il Giardino Dei Semplicissimi: Aglio Di Caraglio

Il Giardino dei Semplicissimi: aglio di Caraglio

Che l’aglio, secondo i sacri testi, non faccia in realtà parte del Giardino dei Semplici lo so. Il mio orto, però, è un Giardino dei Semplicissimi e l’aglio, piantato da me in persona in autunno inoltrato e ora già in odore di uscita – anche se la raccolta si attende per giugno – è il mio principale orgoglio. Questo in particolare sarà Aglio di Caraglio – Presidio Slow food: un’eccellenza del territorio della Valle Grana che ormai comincia a essere apprezzato seriamente anche nell’alta cucina. Ne ho già parlato qua e là, ma siccome repetita iuvant…   Semplicissimi: Aglio di Caraglio Da queste parti la filastrocca la conoscono tutti: a Caraj l’an piantà ij aj, l’an nen bagnaj e ij aj son secaj. Traduco, per i non piemontesi: a Caraglio hanno piantato l’aglio, non l’hanno bagnato e l’aglio è seccato. Diciamo che i Caragliesi non ci fanno una gran bella figura, anche se è evidente come il senso del tutto sia basato sulla rima Caraglio-aglio. In realtà la filastrocca, oggi che l’aglio di qui è diventato una gloria locale, è finita nel dimenticatoio o almeno si evita accuratamente di farne menzione. A me sembra, invece, che non ci sia nulla di male a ricordarla,…

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Anche Leonardo è Passato Da Caraglio

Anche Leonardo è passato da Caraglio

Un Leonardo da Vinci inedito quello che lo scorso 5 ottobre  è comparso al Filatoio Rosso di Caraglio, capitale della cuneese Valle Grana, protagonista della mostra L’altra tela di Leonardo – Le geniali invenzioni nelle macchine tessili. Una mostra, ha subito chiarito aprendo l’inaugurazione il curatore Flavio Crippa, che di Leonardo ingegnere tessile è profondo conoscitore, che del grande scienziato presenta aspetti quasi inediti: « La riscoperta dell’interesse di Leonardo per le macchine tessili è piuttosto recente, visto che risale soltanto a pochi anni fa. La tessitura della lana, come avveniva e avviene tuttora a Prato, e quella della seta, di cui il Filatoio di Caraglio fu in passato fabbrica di rinomanza europea, comportano lavorazioni diverse e diversi sono i macchinari adibiti all’uso. Questo aspetto soprattutto affascinò Leonardo, che per la produzione della seta studiò e perfezionò in particolare il torcitoio idraulico, qui ricostruito da noi con uno  sforzo notevole, non lo nascondo,  ma anche con grande soddisfazione».   La tela di Leonardo: una mostra per tutti In apparenza concentrata su aspetti e dettagli tecnici della lavorazione della seta, la mostra si rivela invece subito accattivante per il visitatore disposto a lasciarsi catturare dalle novità che raccoglie. Le tre sezioni…

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Valle Grana, Parte Seconda: Söfran

Valle Grana, parte seconda: söfran

Soffia il vento dello zafferano, in questa strana estate di canicole e di piogge improvvise. Soffia da più parti; sarà per il suo bellissimo colore,  o per il sapore che dà ai suoi risotti; o forse per tutte le nuove ricette che, in questi tempi di food diffuso, attorno a lui vanno pian piano costruendosi. Una coltivazione dello zafferano che scopro assai diffusa, qui in Italia, anche in zone in apparenza non deputate. Come potrebbe sembrare, e  non lo è, la Valle Grana.   Söfran in Valle Grana: una storia secolare Lo zafferano, o meglio il söfran,come si dice in dialetto piemontese,  veniva coltivato già nel XV secolo sulle colline del Marchesato di Saluzzo, di cui a quel tempo faceva parte anche la Valle Grana. Una presenza storica, quindi, di cui la presentazione commerciale durante la “Prima esposizione agraria-industriale-artistica della provincia di Cuneo” nel 1870 da parte di un cittadino di Caraglio, Antonio Delpuy, fu la consacrazione ufficiale.  Eppure, e qui sta la vera stranezza, si è arrivati fino al marzo 2015 per vedere la costituzione del primo Consorzio di Tutela, Promozione e Valorizzazione del Söfran-Zafferano di Caraglio e della Valle Grana: e nel frattempo?   Söfran in Valle Grana:…

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Valle Grana, Parte Prima: Piatline E Ciarde

Valle Grana, parte prima: piatline e ciarde

  Anche noi ce la saremmo aspettata piatta e lunga, una piatlina insomma, come il suo nome la vorrebbe. La troviamo invece ovale e grassoccia, in apparenza non troppo diversa da altre patate consorelle, se non fosse – lo vedete qua e là? – per qualche “occhietto” color rosa tenue sparso sulla buccia color paglierino. «Sì, in effetti dovrebbe essere piatta all’aspetto – ci spiega il presidente Alciati – e probabilmente un tempo lo è stata. Ma ora abbiamo notato che cambia forma secondo la zona, e cioè la terra, in cui è coltivata: la Valle Grana, insieme con le Valli d’OC».   Piatline e Ciarde, anzi Bodi Lucio Alciati è l’appassionato presidente della libera “Associazione per la promozione, tutela e valorizzazione dell’antica patata locale Piatlina e della patata Ciarda della Valle Grana” ora, più sinteticamente, “Consorzio del Bodi”. Perché questo è il nome con cui sono chiamate le patate in lingua d’OC. Una scoperta, o meglio, una ri-scoperta, quella della condivisa origine occitana di queste patate, recente soltanto in apparenza. Le montagne, non ce ne ricordiamo mai abbastanza, non hanno mai diviso ma piuttosto unito popoli e culture. E l’hanno fatto, soprattutto in un passato scarsamente motorizzato, al di qua e…

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