A Berlino Con 100 Marchi

A Berlino con 100 marchi

Lasciatevi sedurre, non ve ne pentirete, dalle imperdibili Woman  di Man Ray, a CAMERA – Torino  fino al 19 gennaio 2020. Ma prima di uscire riservatevi un momento per ascoltare una storia. Quella, non meno seducente, che saprà raccontarvi Tommaso Bonaventura con il suo 100 marchi – Berlino 2019: il progetto fotografico in occasione dei 30 anni dalla caduta del muro.   Il muro di Berlino: 1989-2019 Sviluppato in collaborazione con la curatrice Elisa Del Prete, il progetto ha dato vita a una mostra, che propone il racconto del Begrüssungsgeld, il denaro di benvenuto che dal 1970 al dicembre 1989 i cittadini della DDR ricevevano quando entravano nella Germania Ovest per la prima volta. Storie private di un cambiamento, di un “prima” e un “dopo”, tra due società che iniziano a convivere restando, comunque, divise in due.   Dove passava il muro… Con i suoi 100 marchi Jana Gross, che nel 1989 lavora in tv alla redazione di Elf99, un fortunato programma per adolescenti, è andata a Berlino Ovest per ascoltare Tina Turner in concerto, nello stadio che fu di Goebbels. Per Christiane Braunroth, ingegnere edile a Berlino Est dall’inizio degli anni ’70, il ricordo indelebile è invece un altro:…

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Sedotti Da Man Ray

Sedotti da Man Ray

Come una festa di compleanno la mostra appena inaugurata a CAMERA, WO/MAN RAY. Le seduzioni della fotografia, arrivata al momento giusto per celebrare il quarto anniversario del torinese Centro Italiano per la Fotografia. E una mostra davvero sorprendente. Non soltanto perché si tratta della prima rassegna pensata qui per un grande maestro della fotografia mondiale, ma anche perché, come ha sottolineato il Presidente di CAMERA Emanuele Chieli, offre «un approccio nuovo a un tema così attuale come quello del ruolo della donna all’interno di ogni ambito della società, compreso quello artistico». La donna: fonte prima della sua ispirazione poetica. Modella, certo, ma anche e soprattutto amica, amante, compagna. Nonché artista a sua volta, in grado di affermare un suo autonomo linguaggio, come nel caso di Berenice Abbott e Lee Miller, presto divenute tra le maggiori fotografe del periodo.   Percorrendo le sale di WO/MAN RAY Sei sale (Wo Man Ray – L’âge de la lumière – La beauté convulsive – Quand les objets rêvent – La résurrection des mannequins – Atelier Man Ray), cui si aggiunge il corridoio (The fifty three Faces of Juliet), dove sono raccolte circa duecento fotografie: disinvolte e sorprendenti magie realizzate con la complicità della camera…

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SANDY SKOGLUND – Visioni Ibride

SANDY SKOGLUND – Visioni ibride

Anteprima mondiale a Torino per Sandy Skoglund, la fotografa statunitense, che in queste Visioni ibride curata da Germano Celant per CAMERA offre al pubblico la sua prima esposizione antologica.  Un’artista singolare per la particolarità del suo lavoro di ricerca, dalla tecnologia raffinata e complessa, che tuttavia riesce a comunicare emozioni tanto agli addetti ai lavori come ai fruitori non iniziati ai misteri del digitale. Sarà forse perché il mondo esplorato dal suo sguardo curioso e attento ai dettagli è quello quotidiano con cui tutti noi, nessuno escluso, veniamo necessariamente in contatto.   Sandy Skoglund: l’inquietudine della normalità “Il mio lavoro riguarda la manifestazione fisica della realtà emotiva”: così dice Sandy Skoglund da  una delle pareti dell’esposizione. Con questa chiave di lettura tutte le installazioni prendono vita, curiosamente evocative di emozioni e ricordi. Come per me è stato immediato, grazie a Fresh Hybrid (2008), ritrovarmi nel bosco incantato dell’infanzia, quando favola e realtà convivono nella stessa dimensione. O come le inquietanti suggestioni di The Wedding (1994), che esplodono nell’apparente normalità del giorno “più bello”.   L’inverno di Sandy Opera inedita, e clou della mostra è Winter (2018), che racconta un lavoro durato dieci anni, senza fretta e senza impazienza. Per fermare il tempo e le…

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A Torino C’è CAMERA POP: I Mitici Anni ’60

A Torino c’è CAMERA POP: i mitici anni ’60

Attraversare Marylin. E dal mondo del, cosiddetto, reale si passa nel mondo del, cosiddetto, immaginario. Perché lei è la chiave che apre la porta che, ma soltanto in apparenza, li divide e li unisce. Per arrivare al bellissimo allestimento, opera di Carlo Spinelli, della mostra “CAMERA POP. La fotografia nella Pop Art di Warhol, Schifano& Co.” si passa infatti attraverso una tenda-pannello che altri non è se non la fotografia di Marylin, premessa alla sua più famosa icona: il portfolio del 1967 di Andy Warhol. E che senza fotografia non esisterebbe la pop star è orami una formula ben nota, che anche il Direttore di CAMERA nonché curatore della mostra, Walter Guadagnini, non dimentica di citare: “In questo senso – continua – la fotografia è stata, per gli artisti Pop, non soltanto una fonte di ispirazione, ma un vero e proprio strumento di lavoro, una parte essenziale della loro ricerca”.   CAMERA POP: da Hamilton a Warhol. E viceversa Perché, se il 90% delle opere in mostra – 150 tra quadri, fotografie, collage, grafiche – nascono comunque da una fotografia, due sono i numi tutelari di questa straordinaria avventura: Richard Hamilton con il suo famoso collage fotografico “What is it that…

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CAMERA E Il Suo SPACE

CAMERA e il suo SPACE

“Dopo la bruciatura, il campo rinasce”. Lo dice, presentando Ametsuchi 2012, la sua opera in concorso, Rinko Kawauchi, la fotografa giapponese tra i dodici finalisti al Prix Pictet, l’importante premio fotografico internazionale dedicato al tema della sostenibilità. Siamo a Torino negli spazi espositivi di CAMERA – Centro italiano per la Fotografia, unica sede italiana scelta per la presentazione delle opere finaliste nel circuito espositivo mondiale che comprende Londra, Zurigo, Tokyo, Stoccarda, Bruxelles, Mosca, New York, San Diego e Città del Messico.   Space: lo spazio del mondo Il tema del Prix Pictet per il 2018 è Space, lo spazio. Un tema di così vasta portata da aver toccato davvero in profondità la sensibilità creativa di molti artisti, che hanno risposto nei modi più vari e talvolta persino imprevedibili. “Molte foto non sono quello che sembrano – ha commentato presentando la mostra il direttore di CAMERA Walter Guadagnini - e questo è il fascino della fotografia contemporanea!”.   Space: il mondo desolato Ne sono un esempio le opere di Munem Wasif: Land of Undefined Territory 2014-15. Uno scenario apparentemente desolato, fuori dallo spazio e dal tempo, che invece, attentamente osservato, denuncia l’aggressiva presenza dell’uomo.   Space: il mondo troppo affollato O…

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A Torino è arrivato Monet

Partiamo da quello che non c’è: qui non ci sono le Ninfee. Ovvio, non fanno parte delle collezioni del Musée d’Orsay, generoso “prestatore” d’opere, nonché prezioso collaboratore all’allestimento. Dico questo senza malizia né secondi fini, soltanto per ricordare che, fra questi quaranta capolavori in mostra alla GAM  di Torino fino al 31 gennaio 2016, manca però una parte secondo me essenziale dell’opera di Monet. In compenso (e questo fia suggel con quel che segue) c’è l’inatteso e praticamente mai visto frammento (si fa per dire, visto che misura 248 x 218 cm) di Colazione sull’erba, omaggio e sfida al suo quasi omonimo Manet. Visto che era stato lui stesso a tagliarla in tre parti, questa enorme tela, dopo quasi vent’anni di abbandono alle muffe di una cantina, nulla di dissacrante. Istruttivo invece, direi, vedere, qui, questo quadro in posizione centrale accanto a quella meraviglia compiuta del ritratto di Madame Louis Joachim Gaudibert. C’è da chiedersi se Monet sarebbe stato d’accordo sull’accostamento… A parte questa, che non è sicuramente da poco, la mostra di sorprese non ne riserva altre: paradossalmente troppo bella per emozionare davvero? Un susseguirsi di capolavori senza soluzione di continuità, che non danno tempo per riprendere fiato. Un full…

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Boris Mikhailov, mostra a CAMERA, Torino

Premessa: di fotografia, non ho difficoltà ad ammetterlo, capisco tra il poco e il niente, e non sono certo questi tristi tempi di selfie e di photoshop a spingermi al ravvedimento. Con questo spirito mi sono avviata stamattina alla conferenza stampa di apertura di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, il nuovo spazio multidisciplinare che apre da oggi a Torino (e dove, se no?), con l’intento di divenire in breve un punto di riferimento nazionale e internazionale per quanti guardano alla fotografia come a un’arte fondamentale. L’impresa è davvero di quelle che fanno tremare le vene e i polsi. Un palazzo dell’Ottocento, nato come Convento delle suore di san Giuseppe e poi passato attraverso varie destinazioni, viene ripensato per adeguarlo alle esigenze espositive contemporanee senza snaturare la storia del luogo né del suo contesto. Tutto questo in pieno centro storico, a pochi passi dal magico Museo Nazionale del Cinema, perfettamente a suo agio negli esoterici spazi della Mole Antonelliana. E fin qui, l’evento culturale. Che mi è parso bello, ben fatto e ben avviato, come spesso, per non dire quasi sempre, a Torino succede. Non vorrei aggiungere: fino a quando… (su, Torinesi, completate la frase). Nella speranza che questa volta…

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