Roccaverano, il paese della Robiola
In queste valli la conoscono dalla notte dei tempi, quando mucche e pecore già pascolavano insieme lungo i pendii della futura Langa Astigiana in attesa che a loro si aggiungessero le capre, dono dei Saraceni, venuti a soggiornare per un po’ da queste parti. È da allora che la Robiola, presto diventata di Roccaverano, deve aver definito il suo processo produttivo, arrivato pressoché immutato fino ai nostri giorni.
Una Robiola, anzi due
Col passare del tempo, è vero, le capre hanno conquistato il palato, e forse anche il cuore, degli amanti della Robiola, tanto che la DOP, di cui il 2019 celebra i primi 40 anni, prevede una doppia etichettatura. Il bollino del Consorzio con il numero progressivo di marchiatura e il codice dell’azienda produttrice sarà infatti a sfondo ocra per quelle prodotte con il latte crudo di sola capra, e invece a sfondo bianco per quelle ottenute da latte misto. In entrambi i casi, fresca o stagionata, sempre nella stessa zona di produzione, tra Langa Astigiana e Val Bormida, nei dintorni di Roccaverano.
Roccaverano, il paese della Robiola
Il più alto, il più esteso, il più identitario fra i paesi del territorio, che domina dall’alto, sul crinale della collina che divide-unisce le due Valli. Roccaverano ha difeso dalle insidie degli anni l’essenza del suo territorio così come la lavorazione del suo formaggio. Dalla Chiesa bramantesca, cuore dell’intatto borgo medievale, ai percorsi che da qui si dipartono verso i calanchi semispogli dove pascolano le capre, questo paesaggio ha il fascino di un tempo sospeso. Veniteci, per arrivare fino all’antica chiesa di San Giovanni Battista, dove ancora esiste – e non sappiamo fino a quando – il più completo e imponente ciclo di affreschi gotici dell’Astigiano. Vedrete, vi piacerà. Come e quanto la fresca delicatezza della Robiola.
Info:
http://www.robioladiroccaverano.com