Gavi, Vendemmia © Cristian Castelnuovo
Gavi, vendemmia © Cristian Castelnuovo

Un omaggio al GAVI, il più Cortese dei vini

Gavi vista dal forte – ph Ufficio Stampa

Certo, un vino bianco in terra di rossi, di grandi rossi come sono quelli piemontesi, un po’ sorprende e un po’ fatica a farsi strada.

Difatti non è un caso se il GAVI DOCG è assai più noto, e forse più  apprezzato, fuori dai confini regionali. Anche da queste parti però capita a volte di dover scegliere “un bianco”. È in momenti come questi che io, poco incline ai fruttati e alle fragili strutture, mi accorgo che il GAVI mi piace. Mi piace il vino, e mi piace anche il suo nome: breve, rude, sintetico. Che sa di boschi, di terre selvagge, di colline profumate dal mare. E che poi, quando lo conosci meglio e lo scopri figlio di un vitigno di nobili ascendenze come il Cortese, capisci che poteva nascere soltanto in Piemonte.

Il GAVI, un vino Cortese che si fa in quattro…

Gavi: bottiglie istituzionali – ph Ufficio Stampa

Io lo preferisco fermo oppure, quando mi sento in vena di frivolezze, nella versione “bollicine”. Le sue tipologie ufficiali sono però quattro: Fermo, Frizzante, Spumante e Riserva. Così almeno dal 1998, anno in cui ottiene la DOCG. Più difficile dire da quale delle tre zone del suo terroir– terre rosse, più a nord; fascia centrale, fatta di marne e arenarie; terre bianche, le marne del sud – venga la sua espressione migliore: come è giusto, scelta libera per gusti liberi.

 

Tutto il GAVI a Torino

Prima tappa torinese per il city tour del Consorzio Tutela del GAVI, lo scorso 16 ottobre, nella sede AIS di via Modena: una vendemmia, quella 2019, di quantità ridotta ma di ottima qualità.

Gavi: panorama e vigneti – ph Ufficio Stampa

Il che fa sperare, e la conferma l’ha data l’assaggio, che il profumato GAVI Fermo, dalla spiccata freschezza, sia davvero destinato a durare e migliorare con gli anni. Già, perché adesso anche per i bianchi si può serenamente parlare d’invecchiamento. Ne ha dato prova l’assaggio dell’annata 2016 Riserva, rigorosamente senza passaggi in legno: fragrante al naso, con sentori di pesca e albicocca che continuano in bocca. E davvero buono, almeno a mio parere, è stato lo Spumante Millesimato 2011: elegante perlage, note agrumate ancora dolci al palato, lunga persistenza. Dovremmo imparare, in questo sì, dai nostri amati/odiati cugini d’Oltralpe, che le bollicine le bevono a tutto pasto. E queste bollicine, s’intende! Quali altre, se no?

 

Info:

www.consorziogavi.com

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *