La Cantina? È Al 37° Piano

La cantina? È al 37° piano

Dovrebbe scendere più di 37 piani il “conte” per arrivare alla sua “cantina”. Tanti quanti ne abbiamo saliti noi per venire ad… assaporarlo. Già, perché il gentiluomo in questione non è fatto di vile materia, ma di nobilissimo, anzi di nobilissimi spiriti, visto che di un mix si tratta. Il “Conte in cantina” è il nome che Mirko Turconi, miglior bartender italiano dell’anno 2017, ha voluto dare al cocktail che ha portato alla Diageo Reserve World Class, la più internazionale delle competizioni di mixology. «In ricordo di mio nonno – ci racconta – di quando, bambino, mi portava con lui in cantina a spillare il vino e poi me lo faceva assaggiare, mescolato con un po’ di zucchero. Per me, lui –sorride – era ben più di un conte. E credo sia nata così la mia passione per gli intrugli!»   Il conte… Eccolo qui, il “conte”. Piacerà soprattutto a chi, come me, non riesce a vincere la nostalgia di un buon bicchiere di vino: barolo chinato, torinesissimo vermut, e…i segreti dell’arte di Mirko. Lo assaporiamo qui, rilassandoci nella quasi penombra della lounge del Piano 35, il torinese grattacielo Intesa Sanpaolo, avvolti da un sottofondo musicale che però io, da…

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Cannoli, Cassate e…Erbaluce di Caluso: dove, se non a Torino?

Era qui, nei locali dove adesso è La Smarrita, alle spalle di Palazzo Carignano, uno degli studi di Camillo Benso conte di Cavour. Luogo strategico per tener d'occhio il via vai dai luoghi della politica di quei tempi e a due passi dal mitico Cambio, il suo luogo prediletto di delizie gastronomiche. Di sicuro avrebbe quindi dato il suo beneplacito, il conte gourmet, al dolce “connubio”, come l’ha felicemente definito il suo ideatore Alessandro Felis, tra Piemonte e Sicilia, che qui si è svolto nel pomeriggio del 13 settembre 2017. E insieme con lui avrebbe volentieri partecipato all’evento anche un altro piemontese celebre, Vittorio Amedeo II duca di Savoia e Re di Sicilia: Cannoli, Cassate e…Erbaluce di Caluso. Che altro, per celebrare la tanto sospirata Unità?   La degustazione Salvatore Cerniglia, Turi per gli amici, è tornato per qualche giorno a Torino, dove in passato aveva appreso i segreti della pasticceria mignon francese e piemontese. Dalla sua San Giuseppe Jato ha portato con sé questa volta dolcezze vecchie nuove. Ad attenderlo, i vini del Canavese: gli spumanti Cuvée Soleil e Rosé della Cantina Produttori Erbaluce di Caluso e il Caluso passito Revej della storica Cantina Gnavi. Ecco allora, in apertura,…

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L’inattesa Scoperta Di Un Rinascimento Segreto

L’inattesa scoperta di un Rinascimento segreto

Riuscirete ancora a vederlo, visto che è stata prorogato fino al 1° ottobre, questo Rinascimento segreto, inaspettata mostra curata, con un amore quasi tangibile, da Vittorio Sgarbi. Provengono infatti dalla Collezione Cavallini Sgarbi molte delle opere che incontrerete lungo il percorso. Nel lungo saggio introduttivo che apre il catalogo è il curatore stesso a raccontarle, inserite in una rete di dettagliati “rimandi” con il lavoro degli altri autori presenti. Una mostra che nasce dal desiderio di far “vedere” al pubblico più vasto possibile una Bellezza rimasta troppo a lungo nascosta per le più diverse ragioni e di cui, altrimenti, si continuerebbe a ignorare persino l’esistenza. Pazienza allora se, per le difficoltà di percorso che hanno rallentato il progetto, si è dovuto “ rinunciare ad alcuni fondamentali prestiti come quelli della collezione Salini di Gallico promessi ad un’altra mostra”. Ragione di più perché il visitatore continui da solo il suo cammino di ricerca e di apprendimento, ora che gli è stata indicata la strada. Ecco allora qualcosa del mio, di percorso, nella mostra. Volutamente frammentario e un po’ casual. Per me ha avuto subito un’aria famigliare questo Sant’Agostino di Antonio De Carro. Che il pittore fosse, probabilmente, piacentino l’ho scoperto sul momento.…

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Di Zucchini, Ma Non Solo

Di zucchini, ma non solo

L’estate non è, almeno per me, stagione di fornelli. Ho quindi rispolverato questa Ricetta della mamma con qualche variante mia, giusto per semplificarla a prova di …cuoca-della-domenica, proprio come me. Anziché cimentarmi con la pasta sfoglia (ma chi sa, faccia pure) ne uso una già pronta, tra le ottime in commercio, a scanso di pericoli. Il ripieno, invece, è tutta opera mia, e vi assicuro che è semplicissimo. Uso in prevalenza gli zucchini, ora di stagione, ma si possono sostituire con altre verdure, a scelta, senza variare troppo le proporzioni. Consiglio di mangiarla fredda, preferibilmente il giorno successivo. E non abbiate paura: viene sempre!   INGREDIENTI 1 rotolo di pasta sfoglia per torte salate 400/500 gr di zucchini (chiari, scuri, trombetta…) 200 gr circa di ricotta (preferibilmente di capra… pro-colesterolo) 4/5 cucchiaiate colme di parmigiano grattugiato 4/5 cucchiaiate colme di pane grattugiato (facoltativo, ma con gli zucchini è preferibile.) 2 uova uno spicchio d’aglio una manciata di foglioline di menta olio, sale, pepe q.b.   PREPARAZIONE Con un’ora circa di anticipo, lavate gli zucchini, tagliateli a tocchetti e fateli cuocere dolcemente per una decina di minuti con poco olio, l’aglio (volendo, poi lo toglierete. Io sono solita lasciarlo) e le…

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Se Il Bianconero Si Tinge Di Giallo…

Se il bianconero si tinge di giallo…

“Gran cosa uno scudetto. Grande cosa davvero. Che si può chiedere di più alla propria squadra di calcio? Niente: se quella squadra non è Madama”. Una storia tutta di calcio, anzi di quello che può combinare nell’animo di un “tifoso” l’amore per la propria squadra quando per lei si è disposti veramente a tutto, anche al delitto. È così che tre tranquilli e apparentemente innocui ragazzi della periferia torinese – Gipo, Claudio e Carmelo – amici tra loro fin dai banchi di scuola, sono pronti a trasformarsi in tre diabolici killer in nome di una buona, anzi ottima, causa: liberare dalla mala sorte la Vecchia Signora, croce e delizia delle loro giovani esistenze. E per riuscirci non c’è che un modo: uccidere Magath. Non crediate, però, che si tratti di una vicenda irrimediabilmente di parte, del tipo “solo tra gobbi ci si capisce”. Poche pagine e la trama diviene subito, felicemente, universale, perché in lei si possono riconoscere tutti i tifosi di tutte le squadre del mondo. Ma soprattutto – e questo è il suo pregio maggiore – la storia è davvero godibilissima anche per il non-tifoso che abbia la curiosità, o la ventura, di avvicinarla senza lasciarsi fuorviare dal…

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I Colori In Progress Del …BARBABUC

I colori in progress del …BARBABUC

Dopo Ferragosto si cambia? Ce lo confida Andrea Coghetto, uno dei due giovani titolari –l’altro è Alberto Valletta - di questo interessante Il Barbabuc, aperto da poco nel cuore di San Salvario, proprio a due passi da Porta Nuova. Un cambiamento – ci rassicuriamo subito – che riguarderà soltanto pareti e (forse?) qualche arredo, ma non la linea della cucina. Ok, allora. Perché a noi questa tradizione piemontese, appena affiancata dall’introduzione di qualche piatto fuori regione, ben rispettata nella sostanza e valorizzata dalla cura nella ricerca delle materie prime, non è affatto dispiaciuta, anzi. Il nostro Tris di antipasti piemontesi comprendeva un Flan di peperoni con Roccaverano all’erba cipollina, dall’ottima consistenza; un corretto Vitello tonnato, di cui tuttavia avremmo preferito una salsa in versione più “rustica”; delle saporite acciughe al verde presentate su di un crostino caldo. Piatto del giorno, che si è aggiunto al già ampio menu, degli ottimi Tagliolini ai funghi porcini dal perfetto amalgama. A seguire, un morbido Filetto di vitello in doppia panatura con insalatina di cavolo e carota: ottimo accostamento a un indiscutibile “signor” piatto! Come non concludere con una Pesca ripiena alla piemontese, tanto per restare in tema con il territorio e la stagione?…

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Una Buonissima Sagra…

Una buonissima Sagra…

Inutile insistere, tanto la ricetta non ve la daranno mai. Le “Signore dei persi pien di Vauda" uniche depositarie del segreto, che ogni famiglia di qui custodisce e difende con le proprie personali variazioni, su questo sono inflessibili. In compenso si sobbarcano volentieri, ormai da più di vent’anni, la fatica di confezionare, infornare e sfornare vassoi su vassoi, tanti da perderne il conto, del loro dolcissimo tesoro. Avanti così, senza smettere e senza stancarsi, finché dura la festa. E la festa, la “Sagra della pesca ripiena di Vauda di Rocca Canavese”, dura. Almeno per otto giorni, da un sabato all’altro nella prima settimana d’agosto, senza mai perdere il suo ritmo di continuo avvicendamento ai tavoloni della mitica Baraca: mai, nemmeno quando – ne sono personalmente testimone- la serata è di quelle da memorabile temporale estivo. E meno male che, da quest’anno, La Baraca ha un ben consolidato tetto nuovo di zecca. «Una bella spesa, ma ne è valsa la pena – ci racconta Francesco Eblovi, che, oltre ad essere chef dell’Hr Valli di Lanzo, della manifestazione è il Presidente uscente e una delle sue “anime” più vitali – Lo abbiamo realizzato con il ricavato della Sagra dello scorso anno, e ora…

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“Carlo E Camillo”: Dove, Se Non A Torino?

“Carlo e Camillo”: dove, se non a Torino?

Intanto diamo la notizia dell'apertura. Poi, quando sarà il momento, dopo aver lasciato agli chef e al personale il giusto tempo per un doveroso rodaggio,  vi racconteremo qualcosa di come si mangia e si beve in questo locale. Quel che però già mi piace, e lo confesso volentieri, è il nome. Carlo (Alberto) e Camillo (Cavour), qui uniti insieme per la gloria di Torino! Un colpaccio che, visto che il secondo divenne ministro solo dopo l'abdicazione del primo, non è riuscito nemmeno alla Storia con la S maiuscola... “Carlo e Camillo”, il bistrot del Ristorante Carignano, aprirà così  i battenti nel cuore di Torino domani: martedì 8 agosto. Due salette e un piccolo dehors estivo, per un totale di di una trentina di coperti, con un orario davvero ampio: tutti i giorni, dalle 12.00 alle 23.00, per il pranzo di lavoro, il tè del pomeriggio, l’aperitivo e la cena. A destreggiarsi fra pentole e fornelli saranno due chef che non hanno bisogno di presentazioni: Fabrizio Tesse,  chef stellato de la “Locanda di Orta” e del “Ristorante Carignano” e Ruggero Rolando, chef resident del “Ristorante Carignano” . Il nuovo Bistrot nasce con un intento preciso, tutto mirato a coniugare la raffinatezza e la delicatezza…

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La Cucina Di “Gigi”, Tra Classe E Ingenuità

La cucina di “Gigi”, tra classe e ingenuità

Pochi i clienti, in deciso contrasto con l’affollamento dei vicini bar e tavole calde di via San Francesco da Paola attraversati per arrivare fin qui. Un contrasto destinato a evidenziarsi con l’imminente apertura del piccolo dehors in costruzione? Ma questa, di certo, è una scelta voluta da chi ha pensato, proprio qui, a un piccolo bistrot di lusso, dall’eleganza piacevole e sobria: GIGI Cucina Urbana. Girato l’angolo, infatti, si apre la “montenapoleone” torinese, dove si affollano sempre più numerose le grandi firme dello shopping che conta. Atmosfera subito soft. Pochi tavolini di legno, ben apparecchiati e senza tovaglia, attorno al bancone del bar; alle spalle la cucina “quasi” a vista; belle travi d’epoca che spiccano dal soffitto; mattoni e intonaco grigio per le pareti, che se la giocano con gli inserti bianco-neri dei pavimenti di legno e con i pochi e scelti arredi; gradevole la musica sottofondo. E ora veniamo ai piatti. Si apre con un calice di brut – magnum di Marziano Abbona – cortesemente offerto per accompagnare l’amuse-bouche del giorno: ottima tartina integrale con burro e acciuga. Dal menu del giorno – sul “senza prezzi” per la signora ho già più volte espresso il mio disappunto – scelgo…

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Quando La TRAMONTANA Finisce Bene

Quando la TRAMONTANA finisce bene

La prima di noi tre “scrittrici” a spiccare il volo in solitaria è stata Daniela. Onore al merito, come si dice, ma soprattutto al suo coraggio. Chissà se anche noi due, Roberta ed io, ci proveremo. Il futuro, con quel che segue. Per ora non me ne occupo. Tramontana –che titolo curioso – non l’ho letto d’un fiato, ma non perché fosse noioso. Certo, un po’ mi hanno bloccato le descrizioni iniziali - indispensabili, ha detto Daniela, alle mie rimostranze- perché io sono sempre ansiosa di arrivare al dunque. E, superato l’impatto, il dunque è arrivato: la storia d’amore, una di quelle che sanno far sognare, che un abile colpo di scena – il “giallo” che si insinua, imprevisto, nel romanzo solidamente “storico” – sembra sul punto di travolgere. Brava, Daniela, funziona! La storia, insomma, mi è piaciuta, inevitabile lieto fine compreso. Sia detto per inciso, io non sopporto le storie che finiscono “male”, per quello c’è già il quotidiano. E credo, Manzoni docet, che si possa scrivere un bel romanzo senza necessariamente farne una tragedia. In questo la scrittura di Daniela ha un merito; quello di saper affrontare senza retorica i momenti difficili dei suoi personaggi che, da veri…

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