La maionese impazzita

Non un libro di ricette, anche se le ricette non mancano. Non un manuale per cuochi dilettanti, anche se il diletto, nello scriverlo soprattutto, ha avuto la sua parte. Un romanzo, soltanto un romanzo. Giallo come la maionese del titolo, di cui il lettore, che avrà la bontà di lasciarsi coinvolgere nell’amalgama della vicenda, scoprirà da solo, noi autrici ne siamo certe, le ragioni dell’impazzamento. La maionese impazzita è la nostra terza fatica letteraria – di Daniela, di Roberta e mia – di cui oggi, finalmente, esce l’e-book, acquistabile a prezzi modicissimi su Amazon. Che cosa c’è di meglio di un “giallo” sotto l’ombrellone, mentre fuori “impazza” (è la parola giusta!) il sole di agosto? Per chi poi volesse saperne di più, riporto la recensione che, bontà sua, ha voluto regalarci un amico di vecchia data e che ci ha riempite di orgoglio: grazie, Giorgio Pozzi!   “…Infine una piacevole sorpresa. Mi riferisco alla terza opera delle nostre autrici, dal titolo “La maionese impazzita”. Chi si diletta di cucina sa a cosa ci si riferisce e a quante maledizioni vengono in mente nel caso specifico, ma il titolo, colore a parte, non lascerebbe presagire che si tratta invece di un…

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Tortelli di zucca

Ho imparato ad apprezzarli soltanto con il passar degli anni, perché da bambina ero assolutamente intransigente e dividevo rigidamente i sapori: salato per i primi e i secondi, dolce per i dolci. In effetti nella cucina delle mie origini padane, tra il Piacentino e il Reggiano, questa divisione regna ancora abbastanza sovrana, tranne per alcune, lodevoli, eccezioni. Una sono certo i Tortelli di zucca, piatto dei giorni delle feste invernali, che va dal parmense al mantovano. E un’altra, regale e trionfante, sono gli specialissimi Tortel dols di Colorno (PR), che pare risalgano alla duchessa Maria Luisa, e che ho scoperto anch’io da poco assaggiandoli in quella fucina delle meraviglie che è il ristorante Al Vèdel del Podere Cadassa. Ma questa è un’altra storia. Eccomi allora alla ricetta, di tradizione reggiana, della mamma. Questa volta la trascrivo a memoria, perché fa parte del “patrimonio non scritto” che mi è stato tramandato. Ho dovuto arrangiare io dosi e procedimento: fatemi sapere tutto quello che non funziona, aspetto critiche costruttive…                                                          Ingredienti Per il ripieno: zucca…

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Crema

Ho scelto la Crema per dare il via a questa nuova sezione del blog: Il quaderno delle ricette. È quella che appare nella prima pagina di quello che resta del quaderno di ricette della mamma, la mia ovviamente. Mia madre era infatti un’ottima, e assai creativa, cuoca autodidatta, con una particolare predilezione per i dolci. Il suo quaderno di ricette, assai malandato dopo essere passato nelle mie mani di bambina vocata agli scarabocchi, credo abbia ancora qualcosa da insegnare, se non altro a qualche chef dilettante come me. Avevo pensato di trascrivere le sue ricette tout court, senza cambiamenti, aggiunte o spiegazioni, secondo i dettami del mio passato da filologa.  Poi ho invece deciso per un adattamento del testo che ne facilitasse l'esecuzione: mia madre, come molte massaie esperte del suo tempo, dava molte cose per scontate! Quella della crema è una ricetta facile-facile, che a lei veniva benissimo e che io, lo confesso, non sono mai riuscita a portare a termine decentemente (leggi: grumi incomprensibili durante la cottura). Provateci voi…                                                                …

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Quando Il Gelato è Giovane: Gaute Da Suta!

Quando il gelato è giovane: Gaute da suta!

Zenzero, proprio quello utilizzato nei paesi d’origine nelle zuppe salate, per l’occasione macerato nel lampone e associato alla cannella dello Sry Lanka, scelta per il suo aroma particolare e macinata al momento. Perché lei, che di spezie è una grande appassionata, ha provato e riprovato finché ha trovato il giusto mix. Il gelato più “speciale” che avesse mai inventato. Lei è Francesca Marrari, della gelateria Golosia di Orbassano, via Montessori 8, e il suo Gaute da suta è il Gelato allo zenzero con cannella e variegatura al lampone con cui ha partecipato alla tappa torinese del Gelato Festival 2016. Assaggiamo. Un gusto gradevolmente inedito, che lascia persino interdetti: non assomiglia a niente di già visto. Però scivola via che è un piacere, lasciando un retrogusto lungo e, per chi come me è amante dello zenzero, godibilissimo. «Ma la cannella? – chiedo – non mi sembra di sentirla». «Aspetta un momento – risponde tranquilla Francesca – non la senti sul fondo del palato? Deve esserci senza infastidire, l’ho scelta apposta proprio perché è così poco appariscente rispetto ai gusti forti cui siamo abituati di solito». Un attimo di pausa ed eccola: un aroma delicato, fatto apposta per “ripulire” la bocca. «E…

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Casa del Barolo a Torino: una piacevole pausa, una bella sorpresa

Due passi per il centro in questi giorni di saldi – un giretto piacevole, smog a parte, in una Torino sempre più bella e, perché no, anche sempre più vivace - ma una sosta ogni tanto è pur necessaria. Le 13 sarebbero ora di pranzo, è vero, ma la mia amica Marivì ed io non abbiamo voglia di sospendere a lungo la nostra ricerca: i negozi fanno il continuato e il 5 di gennaio viene buio presto. Ci basterebbe assaggiare qualcosa di leggero e di piacevole. Bella idea, ma… quanto difficile da realizzare! Scartati i luoghi deputati – piatto unico, d’accordo, ma per noi oggi è già troppo – scopriamo subito che anche i wine bar più accreditati in questa fascia oraria non servono calice e stuzzichini ma apparecchiano tavoli più impegnativi. E allora? Ripiegare sul trancio di focaccia? Sul venditore volante di hot dog? Su una tristanzuola insalata mista e caffè nel caos di un bar? Rinunciare del tutto in vista della cena? Mentre stiamo propendendo, con un briciolo di sconforto, per l’ultima soluzione, ecco davanti a noi la “Casa del Barolo” di via Andrea Doria. In quella che da sempre è tra le migliori enoteche della città, da…

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Ziccat: cioccolatieri a Torino

Il primo a non voler fare “una figura da cioccolataio” – e cioè una vera figuraccia, come ancora oggi si usa dire a Torino – pare sia stato nientemeno che un re. E non il solito re delle favole, a cui si possono attribuire fatti e misfatti senza timore di essere contraddetti, ma un re vero, in carne e ossa, con tutti gli storici incartamenti in regola: Carlo Felice di Savoia, re di Sardegna, oltre che di Piemonte, Cipro e Gerusalemme, dal 1821 al 1831. Pare che in quegli anni a Torino vivesse un fabbricante di cioccolato divenuto così ricco da potersi permettere di girare per la città su di una carrozza trainata nientemeno che da quattro cavalli – lusso inconcepibile, all’epoca, per un semplice “borghese” – e decisamente più sfarzosa persino di quella regale. Di qui il risentimento del sovrano, notoriamente poco disposto a concessioni democratiche e tantomeno a tollerare risatine allusive al suo augusto passaggio. Certo all’epoca non doveva essere grande il rispetto per il lavoro artigianale, specie quando, a furia di schiacciare fave di cacao, i “cioccolatai” riducevano in pessimo stato faccia e vestiti, senza troppo preoccuparsi dell’immagine di sé che ne derivava. Nello stesso tempo, l’aneddoto…

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Roma, dove ancora si mangia in trattoria

La prima differenza la fa il Ponentino. Arriva suadente, che non te lo aspetti, ma subito annusi un’aria diversa. È allora che cominci a guardarti intorno, rallentando passo e pensieri, e sei fatto: di Roma non ti liberi più! Caotica, disorganizzata, strafottente… ma chi l’ha detto? Sono arrivata carica di nordiche diffidenze e prevenzioni e me ne sono andata con il ricordo di una città inaspettata e accogliente, dove spero di ritornare presto. «Già, perché qui è ancora tempo di ferie – spiegava l’arcano Raffaella, la nostra simpatica anfitriona di Casa Zavatti– aspettate che inizi a lavorare il Parlamento e comincino le scuole e vedrete quello che succede! » Di sicuro avrà avuto ragione lei, ma intanto la mia Roma è stata questa. Certo, non sempre i mezzi pubblici sono stati il massimo dell’efficienza, metropolitana antidiluviana in testa (ma noi, da bravi turisti, abbiamo macinato chilometri a piedi); certo, l’apertura dei Musei spesso non è stata quella prevedibile (ma poi ci si aggiusta “alla romana”, magari aggirando l’ostacolo con una telefonata… quasi sempre almeno!); certo, i prezzi dei taxi, alla richiesta, rasentavano la follia (ma basta non prenderli: perché correre?). In compenso, la vita scorre senza affanni; le persone sono…

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Felicemente Prosecco!

Prosecco batte Champagne. Se ne parla da mesi e la conferma è arrivata in questi giorni dal centro di analisi americano Iri: non è solo una vittoria di numeri nell’export italiano ma anche nel guadagno complessivo che ne è derivato. Ne siamo tutti contenti, per il bene dell’economia nazionale, consapevoli che non sarà questo traguardo a spostare, nemmeno di un millimetro, (anzi, se possibile lo accentuerà ancora di più) il divario tra i sempre più ricchi che magari spendono in una grande etichetta più per il prestigio che l’accompagna – ve lo ricordate il Richard Gere di Pretty women? – che per il piacere che ne ricavano, e quelli che, pur di bere “bollicine” semplicemente si accontentano. Dico questo perché, come ben sanno tutti gli amanti del vino, se è vero che una grande bottiglia spesso può costare molto cara, questo non avviene sempre e, soprattutto, non necessariamente. Dipende. Da tanti fattori: complessi, diversi tra loro, oggettivi e soggettivi e quindi talora sfuggenti. Però dipende. Il Prosecco, per esempio, potrebbe proprio essere la buona occasione per tentare finalmente un serio lavoro di conoscenza del vino rivolto ai giovani, che ne sono i principali fruitori, e – perchè no? – anche…

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OSIRIS: Parigi val bene una mostra!

Entrate e lasciatevi catturare. Dal suggestivo allestimento innanzitutto, che suggerisce l’illusione del fondo marino dove la maggior parte delle opere esposte ha dormito per secoli; poi dal mistero affascinante del mito di Osiride, qui raccontato con l’efficace, invidiabile, semplicità propria dell’école française; e infine dall’eccezionale bellezza di tutto quello che troverete esposto, dai reperti recuperati nello scavo a quelli già noti, provenienti da musei o collezioni, che vengono loro intelligentemente affiancati per completarne e sottolinearne il senso. “OSIRIS – Mysteres engloutis d’Egypte”, visitabile all’Institut du Monde Arabe di Parigi ancora fino al 31 gennaio 2016, è sicuramente tra le mostre più singolari e interessanti che mi sia capitato di vedere quest’anno, anche se confesso di esserci capitata quasi per caso, girovagando senza una meta precisa in una soleggiata e fresca mattinata autunnale. L’esposizione prende origine dallo scavo, iniziato nel 1997, del sito archeologico di Thonis-Heracleion e della città di Canopi nella baia di Aboukir, in Egitto, non lontano da Alessandria. Sommersi da un terremoto circa 1200 anni fa, e tuttora in fondo al mare, templi e abitazioni hanno restituito, grazie al poderoso lavoro degli archeologi subacquei documentato dagli avvincenti filmati intervallati qua e là nelle sale, tutto quello che il…

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Mangiare a Parigi: pranzo in moschea, cena in capanna

Una bellissima giornata parigina, sole e vento freddo dall’océan giusto per ricordarci che siamo a nord. Eppure qui i colori, i profumi e i linguaggi incontrati per strada fanno di tutto per distrarre e confondere il turista girovago. Così, dopo un tuffo – e non si fa soltanto per dire, visto il soggetto – in tarda mattinata nella bellissima mostra su Osiris all’Istituto Islamico, ecco arrivare la voglia di un non preventivato cous cous. La Moschea di Parigi non è lontana ed è sicuramente il posto giusto. Il restaurant-salon de thé- souk- hammam La Mosquée si trova infatti al 39 di rue Geoffroy Saint-Hilaire, nel perimetro del luogo sacro, ed è aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 24.00. Aperto e frequentatissimo, a quel che ho visto, da parigini e turisti non necessariamente islamici: ragazze e signore di varie età, direi in primis. Che le razioni fossero abbondanti me l’avevano detto, e la realtà ha superato le aspettative! Ma sia il mio cous cous kefta boeuf con le verdure, che la tajine agneau, olive, citron del mio accompagnatore sono state inesorabilmente divorate fino all’ultima semola, fra gli educati bon appetit di sorridente compiacimento degli avventori dei tavoli vicini. Giusto un…

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