Una Torta? Adesso è Quello Che Ci Vuole…

Una Torta? Adesso è quello che ci vuole…

La Tourto Fino di Vignolo: la più originale di sicuro tra le tante varianti piemontesi della diffusissima Torta di Nocciole. Perché le nocciole qui in Piemonte, soprattutto tra Langa, Roero e Monferrato, sono ancora una ricchezza, anche se oggi non più così diffuse come meriterebbero. La Nocciola Piemonte IGP, altrimenti detta Tonda Gentile Trilobata, è infatti di gran lunga tra le migliori, se non la migliore in assoluto, che si coltivi nel mondo. Ed è grazie a lei che molti agricoltori si salvarono, alla fine dell’Ottocento alle prese con la peronospora, impiantando noccioli al posto dei vigneti moribondi. Salvo poi ricominciare ad estirparli quando l’illusione del “vino facile” inebriò un po’ troppo qualche vigneron improvvisato…   Le Nocciole diventano Torte E fu così, per utilizzare le nocciole avanzate dalla vendita, che nelle case dei contadini del Basso Piemonte ebbe inizio la fabbricazione delle Torte, fatte ovviamente con ingredienti necessariamente a…km0: nocciole, burro, zucchero, uova. Ogni paese e poi ogni frazione e poi  ogni borgata e infine ogni famiglia con le proprie varianti. Ne sono arrivate fino a noi parecchie: la Torta di Nocciole delle Langhe, tra cui la più nota è di sicuro quella di Cortemilia; la Torta Amara della Vallera di…

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Bottiglie Di Vino “en Plein Air”

Bottiglie di vino “en plein air”

Il giovane Naturale Un intenso rosso porpora che profuma di frutti maturi e, appena messo in bocca, ricorda una spremuta di frutta. Di sicuro un vino curioso questo Naturale "68": resisterà alla durata di una cena? Perché questa è l’esperienza, negativa ahimè, che sto sperimentando sempre più di frequente: vini che promettono e non mantengono, involvendosi senza pietà tra il primo e il secondo piatto, senza più lasciare ricordo di sé. Questo invece, messo alla prova, si difende: l’evoluzione va in crescendo, l’agrumato della frutta lascia via via spazio a una crescente pienezza del corpo, arriviamo alla fine, della cena e della bottiglia, mantenendo persino la lunghezza del retrogusto. Unico neo è la permanente sensazione di alcolicità, che lascia fin da subito un po’ storditi: che sia questo il “naturale” dei vini “naturali”? Che poi, “naturali” rispetto a che? Come se tutti gli altri vini fossero figli della provetta. Va beh, questo non è male, ma non mi ha convinta fino in fondo: mi riprometto una prossima occasione per una prossima esperienza… naturale bis. Vino rosso "68" - Cascina 'Tavijn a Scurzolenghe (AL) - www.decanto.it   L’anziano Collaudato In cantina da vent’anni, correttamente e gelosamente conservato, oggi è arrivata finalmente…

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Tartufo Di Giorno …e Tartufo Di Notte

Tartufo di giorno …e tartufo di notte

Del perché in Toscana, l’altra eccellenza tartufigena italiana insieme con il Piemonte, la raccolta del Tuber Magnatum Pico,  altrimenti detto Tartufo Bianco d’Alba e Acqualagna, debba avvenire rigorosamente alla luce del sole le ragioni sono curiosamente misteriose. Tartufo di giorno... «.Una risposta precisa non ce l’ho  – ci dice Cristiano Savini, quarta generazione  della Savini Tartufi di Forcoli (Pisa) – ma certo cercare il tartufo di giorno non influisce sulla qualità del prodotto: venite da noi a fare la prova!» Perché, se andate a visitare la loro  azienda sulle colline pisane, i tartufi potete persino cercarveli di persona, guidati dall’esperienza loro …e dei loro cani “da trifola”. Se invece siete a Torino, magari soltanto di passaggio, i tartufi dell’Azienda Savini  li troverete già pronti e a portata di mano. Dal 10 settembre infatti, nella Bottega di Luciano Savini ed Aurelio Barbero all’interno del Mercato Centrale,  si è dato il via alla stagione del Tartufo Bianco, che in Toscana ha inizio proprio da questa data. Qui è  presente una selezione di  Tartufi toscani, cui si affiancheranno i Tartufi piemontesi appena la loro stagione avrà inizio. E tutto, come si conviene tra i cercatori toscani, avverrà alla luce del sole!   ...tartufo di notte! Finalmente al via…

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Valle Grana, Parte Seconda: Söfran

Valle Grana, parte seconda: söfran

Soffia il vento dello zafferano, in questa strana estate di canicole e di piogge improvvise. Soffia da più parti; sarà per il suo bellissimo colore,  o per il sapore che dà ai suoi risotti; o forse per tutte le nuove ricette che, in questi tempi di food diffuso, attorno a lui vanno pian piano costruendosi. Una coltivazione dello zafferano che scopro assai diffusa, qui in Italia, anche in zone in apparenza non deputate. Come potrebbe sembrare, e  non lo è, la Valle Grana.   Söfran in Valle Grana: una storia secolare Lo zafferano, o meglio il söfran,come si dice in dialetto piemontese,  veniva coltivato già nel XV secolo sulle colline del Marchesato di Saluzzo, di cui a quel tempo faceva parte anche la Valle Grana. Una presenza storica, quindi, di cui la presentazione commerciale durante la “Prima esposizione agraria-industriale-artistica della provincia di Cuneo” nel 1870 da parte di un cittadino di Caraglio, Antonio Delpuy, fu la consacrazione ufficiale.  Eppure, e qui sta la vera stranezza, si è arrivati fino al marzo 2015 per vedere la costituzione del primo Consorzio di Tutela, Promozione e Valorizzazione del Söfran-Zafferano di Caraglio e della Valle Grana: e nel frattempo?   Söfran in Valle Grana:…

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Hr Valli Di Lanzo: A Km…felice

Hr Valli di Lanzo: a km…felice

Il momento è catartico, potremmo dire. Ed è anche (quasi) unico e irripetibile: pochi giorni in stagione, nell’avanzare della primavera. In questo singolare scorcio atmosferico dell’Anno del Signore 2019, questi giorni hanno coinciso con la presente settimana, forse con una breve, brevissima coda. È il momento in cui al Pian della Mussa, nelle piemontesi Valli di Lanzo,  ai margini della neve fresca in ritirata si trovano, e immediatamente si raccoglie, il tarassaco.     Che subito dopo, nella cucina dell’Hr Valli di Lanzo di Ceres, viene religiosamente preparato secondo “la” ricetta che lo prevede, l’unica ricetta possibile: con l’uovo sodo e una spruzzata di aceto. Viene, finalmente, il momento dell’assaggio e la catarsi è completa: da qui si esce rinati e in pace col mondo.   Hr Valli di Lanzo: tarassaco e… Un’esperienza felice, dunque, e difficilmente ripetibile altrove. Non soltanto perché il Pian della Mussa è qui e non altrove, ma anche perché qui è la cucina di Samuele Riva e di Francesco Eblovi. Una cucina che ha scelto di raccontare, con questo piatto in particolare, come ogni cibo sia figlio non soltanto della sua terra, ma anche delle sue stagioni e della sua cultura.  Quando era il tempo,…

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Subrìc: Il Piatto Degli Avanzi

Subrìc: il piatto degli avanzi

Conosciuto in tutto il Piemonte, dove di solito si fa con la verdura avanzata: qui Dario suggerisce gli spinaci. Alla vostra fantasia le variazioni…   INGREDIENTI: spinaci già saltati al burro e tritati gr.250 patate bollite e passate gr.100 farina gr.30 parmigiano grattugiato,  a piacere un formaggio che fonda tagliato a dadini 3 uova sale q b spezie o aromi, a piacere   olio per friggere (extravergine di oliva va sempre meglio)   PREPARAZIONE: Mettete tutti gli ingredienti in una terrina e mescolate bene, fino a ottenere un composto omogeneo. Quindi preparate una padella con molto olio e quando è ben caldo e pronto per la frittura versateci il composto a cucchiaiate. Appoggiate quindi i subric su una carta assorbente prima di servirli  

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REIS, Cibo Libero Di Montagna

REIS, Cibo Libero Di Montagna

La Psicologia dietro l'Uso e l'Acquisto del Viagra effetti viagra Una strada, quella per arrivarci, che fa pensare. Uno: ma come si farà a salire su di qui quest’inverno? Due: ma qui ci vieni soltanto se ne hai davvero voglia. Io la voglia ce l’ho, davvero. Convinta che sia comunque un’esperienza da tentare e curiosa di scoprire dove affondano queste Reis, sicuramente così diverse dalle mie, che se ne stanno profondamente abbarbicate nella (per me) confortevole sicurezza dell’asfalto cittadino.   Reis: una casa di montagna L’arrivo è sullo spiazzo di una vecchia casa di montagna, allegramente accolti dall’entusiasmo di un giovane border collie che ci accompagna all’ingresso. All’interno, spartano come ci si aspetta che sia, sale una ripida scala che porta alla cucina – una rapida occhiata la rivela luminosa e ben attrezzata – per poi proseguire, sempre senza sconti per le inadeguate gambe cittadine, fino alla piccola sala da pranzo. Sorridenti ragazze salgono e scendono senza problemi, facendo continuamente la spola tra ordinazioni e piatti in arrivo.   Reis: una cucina (anche) di montagna Dal tavolo d’angolo, a fianco della finestra che apre sullo stretto pendio, la saletta si lascia osservare nella sua prevedibile, ma non scontata, austerità. Sotto…

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Nocciole, frutto di stagione: si può fare!

Alla ricetta della Torta di Mandorle “quella dura”, chiamata così in famiglia per distinguerla da “quella morbida” di più complessa fattura e di non sempre garantita riuscita, questa volta ho apportato io una variante, suggerita dal luogo e dalla stagione. Qui in Piemonte, dove manebimus optime spero ancora per un po’ di tempo, stanno infatti maturando le nocciole, come ho personalmente scoperto concedendomi qualche passeggiata di fine agosto tra le colline di Langa. L’idea, assai banale per la verità, è che questa torta facile e buonissima, stretta parente della mantovana Sbrisolona – mia madre veniva pur sempre dalla Pianura padana - con le nocciole si possa fare altrettanto bene. Pensato, fatto e confermato: così è. Stranamente, nella tradizione emiliana che mi appartiene, le nocciole si usano tra il poco e il niente in cucina, mentre le mandorle sono considerate per eccellenza l’ingrediente “nobile” per i dolci. Ma su questa mia piccola contaminatio credo che nessuno avrà da ridire. E se poi dovesse succedere, pazienza: me ne farò una ragione!                                                          Ingredienti Burro                       gr.75…

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Il mondo filtrato dall’ “invenzione” dell’arte

Ce l’ho anch’io un ricordo di Casorati, anche se non proprio, come si dice, di prima mano. Una mattina di scuola, credo fossi in prima liceo, il mio professore di storia dell’arte, il pittore Riccardo Chicco, che di Casorati era stato allievo, ci raccontò di come aveva imparato a “fare” il nero. Tante righine di colori diversi tracciate una vicina all’altra e poi il dito del Maestro che ci passava sopra, confondendole. Ne era uscito un nero brillante e vivido, naturale e luminoso. E tutto nero, anzi nero su nero, è il primo quadro della mostra, quello che fece decidere Casorati di “fare il pittore”, il Ritratto della sorella Elvira che per me rimane uno dei più belli, e rivelatori. Non tanto perché sembra un po’ diverso dagli altri, più figurativo, meno geometrico e austero nonostante l’apparente non-colore, ma perché mi pare che qui l’autore dica anche qualcosa di sé. Il suo divertito amore per la pittura, per esempio, che può essere anche un serissimo gioco: la sorella trasformata in sdegnosa nobildonna, con tanto di stemma e nome in scrittura gotica. E già la voglia di raccontare il mondo e la vita non come appare, ma come è davvero, e…

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Questa volta i tre gufi… hanno portato bene!

Malanghero, frazione di San Maurizio Canavese in provincia di Torino, è un paesino piccolissimo, che si sviluppa lungo via Aldo Devietti Goggia – non sono riuscita a sapere chi fosse, attendo notizie – che praticamente fiancheggia la pista di atterraggio   dell’aeroporto di Caselle. Rumori di jet e quiete dei campi si alternano con accettabile regolarità, almeno nelle ore del giorno di cui sono stata testimone, e l’atmosfera è quella di un tranquillo luogo di campagna, dove questa piacevole “taverna” sembra perfettamente a suo agio. Sarà perché di questi tempi la trattoria “fa tendenza”, sarà perché la cucina è davvero di quelle che invogliano, ma qui – alla faccia della crisi, ma questo è un altro discorso – bisogna assolutamente prenotare se si vuol essere sicuri di trovare un posto. Il menu è raccontato a voce e oscilla tra la tradizione canavesana dell’abbondante tagliere di salami  e del salignun, sempre presenti tra gli antipasti, ai piatti tipici di stagione della tradizione italiana. Oggi a pranzo, per esempio, ho assaggiato ottime tagliatelle, rigorosamente fatte in casa, con i  funghi porcini (e che erano freschi si sentiva), un abbondante piatto di funghi fritti (a me piacciono) nonché un davvero, ma davvero autentico bonet.…

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