SANDY SKOGLUND – Visioni Ibride

SANDY SKOGLUND – Visioni ibride

Anteprima mondiale a Torino per Sandy Skoglund, la fotografa statunitense, che in queste Visioni ibride curata da Germano Celant per CAMERA offre al pubblico la sua prima esposizione antologica.  Un’artista singolare per la particolarità del suo lavoro di ricerca, dalla tecnologia raffinata e complessa, che tuttavia riesce a comunicare emozioni tanto agli addetti ai lavori come ai fruitori non iniziati ai misteri del digitale. Sarà forse perché il mondo esplorato dal suo sguardo curioso e attento ai dettagli è quello quotidiano con cui tutti noi, nessuno escluso, veniamo necessariamente in contatto.   Sandy Skoglund: l’inquietudine della normalità “Il mio lavoro riguarda la manifestazione fisica della realtà emotiva”: così dice Sandy Skoglund da  una delle pareti dell’esposizione. Con questa chiave di lettura tutte le installazioni prendono vita, curiosamente evocative di emozioni e ricordi. Come per me è stato immediato, grazie a Fresh Hybrid (2008), ritrovarmi nel bosco incantato dell’infanzia, quando favola e realtà convivono nella stessa dimensione. O come le inquietanti suggestioni di The Wedding (1994), che esplodono nell’apparente normalità del giorno “più bello”.   L’inverno di Sandy Opera inedita, e clou della mostra è Winter (2018), che racconta un lavoro durato dieci anni, senza fretta e senza impazienza. Per fermare il tempo e le…

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Torino, Città Di Madame … O Anche Di Madamin

Torino, città di Madame … o anche di Madamin

La Torino al femminile,  siano le signore in questione Madamin o Madame del presente o del passato,  pensa in grande per tradizione. Una tradizione che arriva da lontano, almeno dal tempo in cui  toccò a Cristina di Francia divenire la prima Madama Reale, reggente per il figlio minore Carlo Emanuele. La seguì presto, quasi ne fosse l’erede, sua nuora Maria Giovanna Battista di Nemours,  anche lei reggente in seguito alla vedovanza per il figlio, il futuro Vittorio Amedeo II. Due donne che a Torino attraversarono buona parte di un secolo, quel Seicento che si apriva allora al Barocco per approdare alla felice creatività di Filippo  Juvarra. Che, non a caso, fu chiamato in città da Maria Giovanna nel 1718 per realizzare il grandioso scalone d’onore della  “sua” Casa.   Le Madame Reali tornano a Palazzo Perché Palazzo Madama,  la Casa dei Secoli  come da sempre lo chiama la tradizione popolare per il fascino delle sue diverse architetture,  e che di Torino è cuore centrale e pulsante,  fu scelto dalle due Reggenti come loro abituale dimora. E proprio qui, nelle stanze dove le Regali Signore  hanno lasciato traccia del loro passaggio, è stata allestita questa mostra, bella e intrigante anche se declinata con una…

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Art For Excellence Al Palazzo Della Luce

Art for Excellence al Palazzo della Luce

Salito lo scalone d’onore che porta al primo piano scopriamo ad attenderci un ascensore, che però non abbiamo usato. Perché  in effetti non è fatto per scendere e salire nello spazio della vile materia, visto che questa Ascensione, pensata da Carlo Gloria per Ascot, rimanda a ben più nobili ed eteree elevazioni. Siamo all’interno del Palazzo della Luce di Torino, quello che ancora molti, e anch’io tra loro, ricordano come “Il Palazzo dell’Enel”, dove si andavano a pagare “le bollette”. Ora invece un sapiente restauro conservativo lo ha restituito alla città come splendido spazio espositivo.    Palazzo della Luce, dove l’arte è di casa Il Palazzo è stato immaginato così dall’architetto Angelo Ceresa ai primi del Novecento, che per costruirlo si è ispirato a Palazzo Madama e all’arte dello Juvarra: un interno dalla prestigiosa eleganza, con uno scenografico scalone marmoreo che porta all’ampio salone Aulico di rappresentanza, dalla bellissima volta decorata a rilevo di fiori in stucco. Ed è qui che l’arte contemporanea “si mette in mostra”, con una collezione di opere inedite che interpretano i valori di aziende d’eccellenza del territorio piemontese.  Un progetto di Arte For Excellence, nato con l’intento di «lavorare insieme e fare sistema tra arte…

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I Cani Si Mettono In Posa Alla Reggia

I Cani si mettono in posa alla Reggia

Come avranno fatto a metterli in posa? Questa è la domanda che un po’ tutti, e in particolare i padroni di un cane, non mancheranno di porsi visitando questa singolare mostra, CANI IN POSA-Dall’antichità ad oggi, aperta nella Sala delle Arti della Reggia di Venaria (TO) dal 28 ottobre 2018 al 10 febbraio 2019. E, come sta a significare il bellissimo levriero della locandina, nessun luogo più di questo, la “residenza di caccia” di Casa Savoia voluta da Carlo Emanuele II nella seconda metà del XVII secolo, è adatto a ospitare l’evento: la prima grande esposizione italiana sulla rappresentazione del cane nella storia dell’arte.   La Reggia: il riposo dei guerrieri e dei cacciatori Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1997, dopo un lungo periodo di oblio che l’aveva resa quasi impraticabile a causa del lungo degrado, la Reggia è stata riaperta al pubblico  nel 2007, dopo un rilevante e accuratissimo lavoro di restauro. Con i suoi 80.000 mq di edificio e 50 ettari di Giardini, adiacenti ai 3000 ettari del Parco de La Mandria, vanta una delle più alte espressioni del barocco non soltanto italiano, a partire dalla più nota di tutte, l’ormai conosciutissima Galleria di Diana. Qui la Corte sabauda veniva a…

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A Torino C’è CAMERA POP: I Mitici Anni ’60

A Torino c’è CAMERA POP: i mitici anni ’60

Attraversare Marylin. E dal mondo del, cosiddetto, reale si passa nel mondo del, cosiddetto, immaginario. Perché lei è la chiave che apre la porta che, ma soltanto in apparenza, li divide e li unisce. Per arrivare al bellissimo allestimento, opera di Carlo Spinelli, della mostra “CAMERA POP. La fotografia nella Pop Art di Warhol, Schifano& Co.” si passa infatti attraverso una tenda-pannello che altri non è se non la fotografia di Marylin, premessa alla sua più famosa icona: il portfolio del 1967 di Andy Warhol. E che senza fotografia non esisterebbe la pop star è orami una formula ben nota, che anche il Direttore di CAMERA nonché curatore della mostra, Walter Guadagnini, non dimentica di citare: “In questo senso – continua – la fotografia è stata, per gli artisti Pop, non soltanto una fonte di ispirazione, ma un vero e proprio strumento di lavoro, una parte essenziale della loro ricerca”.   CAMERA POP: da Hamilton a Warhol. E viceversa Perché, se il 90% delle opere in mostra – 150 tra quadri, fotografie, collage, grafiche – nascono comunque da una fotografia, due sono i numi tutelari di questa straordinaria avventura: Richard Hamilton con il suo famoso collage fotografico “What is it that…

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THE UNUSUAL IS NATURAL…a Torino

THE UNUSUAL IS NATURAL…a Torino

Andateci, se amate il cibo. Andateci, se il cibo lo odiate. Andateci se credete negli angeli, nei diavoli e nei gatti. E, soprattutto, andateci se siete in cerca di bellezza. Perché forse non salverà il mondo, ma in questo surreale, ironico, terso e concretissimo mondo che Marie Cécile Thijs ha voluto regalarci si vive davvero molto meglio. Almeno per il tempo, brevissimo e illimitato, che occupano i sogni.   La mostra a Palazzo Paesana The unusual is natural: il vino esplode nel frullatore aperto, come è giusto; i piselli sono sorretti dall’equilibrata precisione dello chef asiatico; e la gallina, finalmente liberata dall’umana perversione, ignora l’uovo, che forse non ha mai deposto. Sono candidi collari le ali degli angeli e indiscussi sovrani gli irraggiungibili gatti. E chissà se la fanciulla vestita d’argento, nel suo fluttuare sul velo di seta che la ritrae, ha segretamente incontrato l’eterea presenza fatta della sua stessa inconsistenza che – si dice – abita le stanze di questo meraviglioso Palazzo Paesana?   L’artista Marie Cécile Thijs viene dall’Olanda ed è cresciuta nella zona di confine con il Belgio. Lì ha respirato le influenze dei maestri fiamminghi, che scivolano nel surrealismo di Magritte completandosi con la sua, rasserenante…

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CAMERA E Il Suo SPACE

CAMERA e il suo SPACE

“Dopo la bruciatura, il campo rinasce”. Lo dice, presentando Ametsuchi 2012, la sua opera in concorso, Rinko Kawauchi, la fotografa giapponese tra i dodici finalisti al Prix Pictet, l’importante premio fotografico internazionale dedicato al tema della sostenibilità. Siamo a Torino negli spazi espositivi di CAMERA – Centro italiano per la Fotografia, unica sede italiana scelta per la presentazione delle opere finaliste nel circuito espositivo mondiale che comprende Londra, Zurigo, Tokyo, Stoccarda, Bruxelles, Mosca, New York, San Diego e Città del Messico.   Space: lo spazio del mondo Il tema del Prix Pictet per il 2018 è Space, lo spazio. Un tema di così vasta portata da aver toccato davvero in profondità la sensibilità creativa di molti artisti, che hanno risposto nei modi più vari e talvolta persino imprevedibili. “Molte foto non sono quello che sembrano – ha commentato presentando la mostra il direttore di CAMERA Walter Guadagnini - e questo è il fascino della fotografia contemporanea!”.   Space: il mondo desolato Ne sono un esempio le opere di Munem Wasif: Land of Undefined Territory 2014-15. Uno scenario apparentemente desolato, fuori dallo spazio e dal tempo, che invece, attentamente osservato, denuncia l’aggressiva presenza dell’uomo.   Space: il mondo troppo affollato O…

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Giorgione A Castelfranco Svela Le Sue “trame”

Giorgione a Castelfranco svela le sue “trame”

“In Giorgione nulla è solo come sembra” . Forse è questo il segreto della sua arte, come afferma l’architetto Danila Dal Pos, curatrice della mostra Le trame di Giorgione, a Castelfranco Veneto fino al 4 marzo 2018. Un’originale lettura delle nascoste intenzioni dell’artista che inizia dalla Pala, il capolavoro lasciato a testimonianza di sé nella Cappella Costanzo del Duomo della sua città natale. Che si tratti di una voluta messinscena, forse di una sacra rappresentazione costruita intorno a una Madonna-contadina, lo rivela subito la pezza di velluto rosso che si srotola dal suo sostegno a formare il mantello della Vergine. E sono proprio i tessuti che compaiono nel quadro, dai velluti, alle sete alle lane, nei loro accostamenti di materie e di colori, ad assumere qui il ruolo d’indiscussi protagonisti.   Giorgione, maestro di ritratti Rimandano infatti a quelli degli abiti indossati dagli uomini e dalle donne che compaiono nei quadri in mostra, personalità ritratte dai grandi artisti cinquecenteschi di area veneta. Saranno loro a guidarci in un viaggio, imprevedibile ma coinvolgente, che si muove sul doppio binario della storia dell’arte e della storia del tessuto per raccontare, attraverso di loro e grazie a loro, l’evoluzione del costume: quello che…

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Se L’Odissea Parte Da Torino…

Se l’Odissea parte da Torino…

È stato bello, per me, farsi trasportare dalla suggestione del titolo e godere così la bellezza di queste Odissee in mostra. Perché, come ben sa ogni saggio insegnante, soltanto l’emozione è preludio alla conoscenza. Suggerirei quindi anche a voi di iniziare la visita senza lasciarvi troppo fuorviare dall’impegnativo sottotitolo, Diaspore, invasioni, migrazioni, viaggi e pellegrinaggi, e di non cercare subito l’appoggio dei pur chiarissimi pannelli espositivi. Muovetevi tranquillamente tra le vetrine, allestite nella penombra di quello spazio, già di suo immaginario e immaginifico, che è la Corte Medievale di Palazzo Madama. Potrete seguire la “vostra” Odissea, sulle orme di un’Umanità che qui appare sospesa nel tempo e nello spazio, al di là e al di fuori dei suoi riferimenti storico-geografici. Odissea, prima tappa Il “mio” viaggio è iniziato, è vero, dalla Prima Vetrina, ma perché attirata dalla Venere di Laussel (calco, ovviamente, ma di ottima fattura). Non la più nota fra le Veneri del Paleolitico, ma una delle più chiaramente allusive nella sua sacralità. Una dimensione che, forse, la nostra civiltà ha definitivamente perduto. Il centro del viaggio Al centro della sala, perno attorno cui ruota ogni viaggio, la Piroga di Panama, reperto questa volta autentico, proveniente dai depositi del Museo Civico…

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La Cuneo 2.0 Che Sarebbe Piaciuta A Mondrian

La Cuneo 2.0 che sarebbe piaciuta a Mondrian

“ Chi rimarrà in sala potrà ammirare le pitture neoplastiche appese alle pareti o ancor meglio, se i mezzi tecnici lo permetteranno, proiettate”. E i “mezzi tecnici” di oggi finalmente permettono che le opere di Piet Mondrian siano esposte come a lui sarebbe piaciuto: installazioni multimediali, dove immagini e suoni si fondono e si completano a vicenda. È fatta così la mostra PIET MONDRIAN UNIVERSALE – Immersive Interactive Experience, visitabile dal 21 ottobre 2017 al 1° aprile 2018 allo Spazio Innov@zione Fondazione CRC  di Cuneo. Una mostra “piccola” nelle dimensioni, visto che si articola su tre salette, ma davvero esemplare nell’utilizzo delle possibilità, per così dire, dilatatorie del digitale. Globalizzante, nella Sala 1, è infatti l’informazione sui dati dell’artista olandese: dalla biografia alle dichiarazioni d’intenti alla sintesi della sua poetica pittorica all’elenco delle sue produzioni, comprese quelle più varie – dalle scarpe ai frigoriferi – divenute, forse suo malgrado e comunque dopo la sua morte, contesissimi oggetti di design. La vera full immersion inizia però nella Sala 2 dove la ricostruzione del suo studio – leit motiv oggi sempre più frequente nelle mostre retrospettive – e la suggestione evocativa dei luoghi della sua formazione – Parigi, Londra, New York -…

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