Un bianco nella terra dei rossi: il Gavi di Broglia

Davvero non l’avrei immaginato. Uno dei più antichi vigneti piemontesi era a bacca bianca e, per la precisione, si trattava di un Gavi, anzi “del” Gavi, figlio del territorio cui deve – o forse cui ha dato?- il nome. Tanta sicurezza deriva da una testimonianza inconfutabile: un documento, datato 972 d.C. e conservato presso l’Archivio di Stato di Genova, parla già di vigneti e castagneti in località Meirana. Una tradizione ultramillenaria che continua ancora oggi, portata avanti con impegno e passione dall’Azienda Vitivinicola Gian Piero Broglia, una famiglia di imprenditori che, dal 1972, dal mondo del tessile ha scelto di passare a quello del vino. Come li ho scoperti? Nel corso di una piacevole serata al ristorante Casa Vicina, Eataly Lingotto; qui ho potuto assaggiare le “eccellenze” di Broglia servite in abbinamento a piatti appositamente pensati per l’occasione. Certo una prova d’autore anche per questo tempio della cucina piemontese, che per una sera ha dovuto rinunciare ai suoi “cavalli di battaglia”, più adatti ai grandi rossi, indiscusso vanto di queste terre! Dopo un aperitivo di benvenuto con lo spumante brut “Villa Broglia” accompagnato da originali – e appetitosi – stuzzichini, la cena ha inizio. Con un delicato baccalà mantecato all’olio…

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Museo d’Artiglieria: mi ricordo…

Un’emozione privata, per me, la visita di oggi al MUSEO STORICO NAZIONALE D’ARTIGLIERIA DI TORINO, aperto eccezionalmente il 25 e 26 marzo grazie alle Giornate del Fai di Primavera. Ne sarebbe stato contento mio padre, sottufficiale di Artiglieria da Campagna, divisione Cremona, nei suoi ultimi anni di servizio di stanza alla caserma “Morelli di Popolo” di corso Unione Sovietica. E fu proprio un Morelli di Popolo, il conte Vincenzo, che dell’Artiglieria era Comandante Generale, a convincere il re Carlo Alberto della necessità di fondare un “Museo d’Artiglieria nel Regio Arsenale di Torino”. Era il 1842 e soltanto un anno dopo il progetto andò in porto, con un intero corpo dell’Arsenale destinato allo scopo. Da allora storia e importanza del Museo sono cresciute, tanto da farne ancora oggi una delle collezioni più prestigiose e ricche d’Europa. Qui sono custoditi, oltre naturalmente ad armi e bandiere del periodo risorgimentale, molti pezzi rari: una bombarda da fuoco dell’Impero Ottomano del XV secolo, bocche da fuoco settecentesche dalle raffinate decorazioni nonchè, pezzo davvero unico, un gigantesco spadone dei Lanzichenecchi del XVI secolo. E poi molti reperti provenienti da scavi archeologici, che vanno dal neolitico al periodo longobardo, di armi da guerra e da caccia.…

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Apre a Torino l’Italia di Magnum

“….e poi, nel corridoio, il racconto della continuità delle città italiane, dove noi tutti abbiamo la fortuna di abitare”. Così il nuovo direttore di CAMERA, Walter Guadagnini, conclude la sua presentazione de L’Italia di Magnum. Da Henri Cartier-Bresson a Paolo Pellegrin, una straordinaria carrellata di oltre duecento immagini che raccontano la cronaca, la storia e il costume del nostro paese negli ultimi settant’anni. Un viaggio nel tempo, dove l’emozione –soprattutto per chi, come me, si ritrova ahimè nel ricordo – diventa sorpresa, per la capacità di penetrazione psicologica delle immagini, e riflessione sulle nostre mutate abitudini di vita. Quanto ci sfugge, del nostro passato, anche di quello che crediamo di possedere ben chiaro nel nostro personale patrimonio mentale Il “mio” percorso, forse perché anch’io l’ho visitata da poco, inizia dagli sguardi dei turisti, i primi “di massa”, che a guerra appena conclusa scoprono la Cappella Sistina: una foto di David Seymour del 1949   Per proseguire con sussiegose signore “bene” – ma sono poi cambiate di tanto?- a tu per tu con un evento irripetibile la mostra di Picasso a Milano nel 1953: le foto sono di René Burri.   Potevano mancare i “vitelloni” di Felliniana memoria? Non è Rimini ma Cesenatico negli anni…

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Perché Sanremo è Sanremo

Perché Sanremo è Sanremo

In giro c’era già “odore di Festival” nei giorni dell’Epifania, la mia prima volta a Sanremo. In questa Italia nella morsa del gelo, Sanremo mi ha piacevolmente colpita subito per il suo microclima, che ne fa una piccola oasi per i fortunati che qui vengono a svernare. Tra loro, mi dicono, c’è sempre più “gente del profondo nord”: norvegesi, olandesi, scandinavi. Che siano loro i nuovi ricchi che ci aiuteranno a uscire dalla crisi e dai guai? Perché Sanremo, questa bella signora solo un tantino agée e, forse proprio per questo, dallo smalto leggermente impolverato, ne trarrebbe davvero un gran giovamento.   I luoghi che mi sono piaciuti? Scontato dire la Passeggiata dell’Imperatrice, con le altissime palme dono di Maria Alexandrovna, dalla prestigiosa eleganza. Così in contrasto con la dignitosa modestia della piccola chiesa ortodossa dedicata a Cristo Salvatore, lì appena a due passi, accanto all’imponente mole del Casinò. Nel suo piccolo ma curato giardinetto spiccano i busti di Vittorio Emanuele III e di sua moglie, la regina Elena, originaria del Montenegro, assidui frequentatori di Sanremo, come pure all’epoca molte altre teste coronate d’Europa. Dal sacro al profano, piacevolissima sosta all’ora di pranzo al vicino Glam, nei rinnovati spazi della…

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Amsterdam & c. il viaggio continua: l’Europa Unita delle piazze…baraccate

Imbattersi nelle piazze delle città europee “baraccate” a festa è stata una delle inattese curiosità di questo viaggio. Siccome l’estate è per tutti tempo di sagre, e l’estate nordica è molto breve, dieci giorni di viaggio nei Paesi Bassi sono stati un susseguirsi incredibile, e da me assai poco gradito, di festeggiamenti. Perché da Treviri ad Amsterdam, passando per altre località intermedie, le feste, sportive o patronali che siano, vengono gestite esattamente come succede da noi: tendopoli, stand più o meno gastronomici, mostruose giostre per i piccoli… Quando non palchi e tribune e addirittura – parlo di Amsterdam e della sua Dam Square – un intero stadio di basket su misura! Meglio così? Mal comune mezzo gaudio? Vuol dire che niente di nuovo è sotto il sole? Anche loro vittime del cattivo gusto dilagante? Oppure… La differenza rispetto a quello che spesso capita da noi, o almeno così mi è sembrato di percepire, credo stia proprio nella tranquilla, pubblica, indifferenza verso il fatto. Non ho visto proteste né gesti di fastidio, non ho sentito nessuna lamentatio da parte dei soliti, noiosi, vecchiardi benpensanti (tra cui mi metto volentieri anch’io, reduce dalla visione dell’ultimo scempio torinese di via Garibaldi in periodo…

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Amsterdam & c. continua: Treviri

Ne aveva parlato bene nel suo poema sulla Mosella anche Decimo Magno Ausonio, che qui era vissuto per parecchi anni come precettore del figlio di un romano imperatore, Valentiniano I mi pare. Perché Treviri a quel tempo (siamo nel III secolo d.C.) era divenuta sede imperiale e capitale d’Occidente. Un passato ormai remoto che però ha lasciato un segno tangibile nella conservata eleganza delle architetture, dalla splendida Porta Nigra, tuttora ingresso al piccolo centro storico, agli altri numerosi edifici di epoca romana e medievale, primo fra tutte la Liebfrauenkirche, capolavoro del gotico tedesco. Peccato allora che il ricordo di Ausonio, che doveva essere un signore simpatico, amante com’era del buon vino e della buona vita, qui non abbia lasciato traccia (non ho trovato nemmeno una viuzza intitolata a lui), mentre ben in vista è la casa dell’illustre personaggio cui la città ha dato i natali, il filosofo Karl Marx: 10 Brückenstrasse, cuore del quartiere borghese di Treviri. E chissà se a lui piaceva il vino della Mosella, o almeno era un intenditore delle ottime birre che si bevono da queste parti! Ne ho fatto un felicissimo assaggio (di birre, intendo) alla Wirtshaus “Zur Glocke”, storico tranquillissimo locale, frequentato da gente del…

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Lucius di Amsterdam, una cucina di pesce

Lucius è stato una delle sorprese più piacevoli in assoluto di Amsterdam. Il fatto che parlino (davvero) italiano è stato, lo confesso, una delle ragioni iniziali che mi hanno spinto a sceglierlo. Colpa mia che non spiccico una parola d’inglese, lo so, ma mi piace che un ristoratore faccia il possibile per mettere a suo agio l’ospite, soprattutto quando è straniero. E se la pensate come me, questo è il posto giusto. Per fortuna, non soltanto per questo. Il locale ha un aspetto, a prima vista, spartano: piastrelle alle pareti, tavoli di legno da osteria senza tovaglie a destra e a sinistra, separati da un corridoio centrale dove il personale si muove veloce e, così sembra, un po’ sbrigativo. In realtà, a uno sguardo più attento, si scopre quasi subito che qui niente è lasciato al caso. Questi arredi hanno di sicuro una loro storia, che si è scelto con intelligenza di non cambiare per seguire inutili mode. L’accoglienza è immediata, cordiale e senza fronzoli; l’attesa per l’ordinazione, appena preso posto, affatto lunga nonostante l’affollamento, incredibile vista l’ora nordicamente tarda (quasi le nove di sera, un record…); le spiegazioni sui piatti veloci ma chiare e sorridenti; e, soprattutto, i volti…

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Amsterdam & c.

Dopo la Grecia, i Paesi Bassi. Nell’anno in cui le due Europe si fronteggiano l’un contro l’altra armate, sono contenta di averle adocchiate entrambe. Non iniziatico come il precedente questo secondo viaggio, e certo troppo breve pur nella sua intensità. Ma ne è valsa la pena. Dopo una breve tappa di passaggio a Treviri – bella, merita riparlarne – ecco l’Olanda. In realtà qualche remota attesa sotto sotto c’era per il paese di “Pattini d’argento”, best seller strappalacrime della mia infanzia. Canali ghiacciati, zoccoletti di legno, fanciulle con le treccine e le cuffiette bianche, mulini a vento… Niente di tutto questo, naturalmente, a parte i mulini a vento che c’erano, sotto un inatteso sole nordico. A metà strada tra l’archeologia industriale e la cartolina per turisti, fanno ancora la loro figura. Alcuni di loro sono diventati fiorite e linde casette, presumo per le vacanze perché non oso pensare al coraggio di viverci tutto l’anno, così isolati e in vetrina contemporaneamente. Ma chissà! Ho capito in fretta che qui quasi nulla funziona secondo il mio mediterraneo metro di giudizio... Giornata, quella lungo i mulini, che sarebbe stata comunque molto piacevole, se non fosse stata segnata – tanto per cominciare – dal…

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