Nero: un riso tutto da bere
Tutto ha preso il via dall’idea della miscelazione. Una miscelazione con la voglia però di mettersi in gioco e trovare per sè nuovi modi e nuove strade. Come, per esempio, lavorare un riso – e non a caso parliamo di quello proveniente dalle pianure vercellesi e da secoli destinato al benessere delle nostre tavole – come farebbe invece un Giapponese, e cioè fermentandolo per trasformarlo in una bevanda. Una sorta di miscelazione di prodotti, territori e cultureche nella loro apparente diversità trovano modo di incontrarsi e interagire tra loro. L’innovazione che nasce dalla tradizione e viceversa, come da sempre racconta la storia degli uomini che vivono nel tempo e nel mondo.
Nero: un mix di tradizioni
Il riso si chiama Penelope, ed è un nero vercellese prodotto da gliAironi; la mixology, sempre in fermento, è quella torinese di Affini ed EVHO; le culture, fatte interagire osmoticamente, sono quella Piemontese, legata al vermut e alle birre, e quella Giapponese, espressa dal sakè, bevanda a tutto pasto dalle mille sfaccettature. Da questa curiosa “miscelazione” è nato Nero, il primo sakè italiano. Figlio di saperi e sapori artigianali, omaggio alla tradizione nipponica ma anche all’eccellenza di un prodotto agroalimentare Made in Italy.
Quando Nero incontra il food
Il mio primo incontro con Nero è avvenuto a tavola, dove ho scoperto alcune delle sue potenzialità. Dalla fantasia del bartender torinese Michele Marzella sono infatti nati alcuni cocktail a base Nero, abbinati a piatti tipici della tradizione piemontese preparati dal ristorante DIQUI di Vercelli: Battuta di fassona piemontese con il cocktail Makòs; Risotto Carnaroli con la gemma gliAironi mantecato al blu di capra con Mango Matter; Bavarese al passion fruit con Paint it Black.
Perché le possibilità del sakè italiano sono appena cominciate.
Info:
www.sakeitaliano.it