Oca Fòla, Una Trattoria Da Favola

Oca Fòla, una trattoria da favola

Più che un’Oca Fòla io ricordo una “Fòla (favola) dl’Oca”, filastrocca che da bambina mi ripeteva la nonna. Due Oche diverse di sicuro: la mia è stata un’infanzia emiliana mentre dell’altra Oca so che ha zampettato a lungo tra Monferrato e Langhe. Ora è stanziale, e abita di fisso in quel di Torino, a due passi da Piazza Statuto, circondata da una miriade di ochette. Delle sue origini però si ricorda tutto e alla sua tavola lo dimostra. Ne ho avuto la prova due sere fa, a cena qui con amici- sì, lo confesso, è uno dei “miei” posti- sperimentando le ultime novità di Paola. Oca Fòla: i piatti Può essere un azzardo, ma a me è piaciuto la sua Giardiniera scomposta alla piemontese: un inedito matrimonio fra la tradizione e il tonno fresco, messo sotto sale per farne un carpaccio. Se poi volete andare sul sicuro, chiedete il Flan di cipolle al caramello su fonduta di gorgonzola e pere confit: da provare. Per il mio “primo” ho scelto io la variante, perché qui si può fare anche questo: Tajarin burro e salvia, uno dei miei piatti preferiti. In realtà in carta ci sono i Tagliolini alla carbonara piemontese, un…

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Tapas Sabaude, Parte Prima: AFFINI

Tapas sabaude, parte prima: AFFINI

Confronto con l'OriginaleChe le tapas stiano occupando una posizione sempre più rilevante nella ristorazione torinese è un fatto. Curioso, forse, ma d’irrimediabile evidenza. Facili da mangiare –sono pur sempre un finger food- e sempre appetitose per definizione. E se poi un sapore non dovesse fare per noi, poco male: si passa al boccone successivo e il gioco è fatto.   Tapas a Torino? Ma siamo, per l’appunto, a Torino. Luogo per natura non troppo vocato al cambiamento, soprattutto quando si tratta di cibo e di tradizione: qui anche le tapas, per sopravvivere, hanno dovuto per forza adattarsi. Se non proprio tutte, almeno quelle desiderose di ottenere diritto di cittadinanza: una sorta di jus soli “di forchetta”, tanto per intenderci. Come, per esempio, succede a quelle che nascono nella cucina di AFFINI, dove è già in carta il nuovo menu di dicembre.   Le Tapas di AFFINI Qui, dove il mondo del “bere miscelato” è sempre più attento ai piatti cui si abbina – grazie a Michele e alla cucina di Jari – il nuovo menu di dicembre riserva piacevoli sorprese. Ecco la battutina di fassone con tuorlo mimosa, maionese di soia al chinotto Lurisia, ed alghe, omaggio a una tradizione che…

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Se L’Odissea Parte Da Torino…

Se l’Odissea parte da Torino…

È stato bello, per me, farsi trasportare dalla suggestione del titolo e godere così la bellezza di queste Odissee in mostra. Perché, come ben sa ogni saggio insegnante, soltanto l’emozione è preludio alla conoscenza. Suggerirei quindi anche a voi di iniziare la visita senza lasciarvi troppo fuorviare dall’impegnativo sottotitolo, Diaspore, invasioni, migrazioni, viaggi e pellegrinaggi, e di non cercare subito l’appoggio dei pur chiarissimi pannelli espositivi. Muovetevi tranquillamente tra le vetrine, allestite nella penombra di quello spazio, già di suo immaginario e immaginifico, che è la Corte Medievale di Palazzo Madama. Potrete seguire la “vostra” Odissea, sulle orme di un’Umanità che qui appare sospesa nel tempo e nello spazio, al di là e al di fuori dei suoi riferimenti storico-geografici. Odissea, prima tappa Il “mio” viaggio è iniziato, è vero, dalla Prima Vetrina, ma perché attirata dalla Venere di Laussel (calco, ovviamente, ma di ottima fattura). Non la più nota fra le Veneri del Paleolitico, ma una delle più chiaramente allusive nella sua sacralità. Una dimensione che, forse, la nostra civiltà ha definitivamente perduto. Il centro del viaggio Al centro della sala, perno attorno cui ruota ogni viaggio, la Piroga di Panama, reperto questa volta autentico, proveniente dai depositi del Museo Civico…

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Per Un TOC Di Cioccolato…

Per un TOC di cioccolato…

«Una pausa di riflessione. Ed eccomi di nuovo qui con l’entusiasmo di sempre, anzi se possibile anche raddoppiato!» Sorride Paolo Lovisolo, circondato dai suoi TOC – Pezzi di Bontà, i cioccolati e i cioccolatini che lo circondano dagli scaffali del suo piccolo laboratorio di via Mazzini 56/L a Torino. Stesso indirizzo – molti se ne ricorderanno – di quel piccolo luogo di delizie che era l’Officina del Cacao, dove la passione per il cioccolato di Paolo aveva messo le sue prime radici. «Ora collabora con me Maria Buzzi – racconta Paolo – che si occuperà in particolare dei cremini. Un nuovo nome quindi s’imponeva, ma che sottolineasse la continuità con la tradizione: tòch in piemontese significa “pezzo”. Un pezzo di cioccolato, semplicemente buono: qualità della materia prima di tutto».   I TOC del momento Partiamo dai Grand Cru monorigine, quelli che non possono mai mancare in nessuna piccola-grande-cioccolateria. Il suggerimento di Paolo è di provare a gustarli a suon di musica. Ogni tavoletta porta infatti in nome di un brano musicale “storico” – da Rien del Rien 65% Grenada, a With Kaleidoscope Eyes 75% Ocumare Venezuela, a Hope You Guess My name 75% Fine Criollo Cocoa Blend – che ne…

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Attori O Spettatori Del Cibo? EDIT Vi Offre La Scelta

Attori o spettatori del cibo? EDIT vi offre la scelta

Meglio entrare e provare. A far colazione, a bere una birra, a mangiare un piatto, a prenotare una cena. Dimenticando, per il momento almeno, che vi trovate nel bel mezzo di un concept innovativo, destinato a rivoluzionare il tranquillo mondo del food sabaudo. Perché, quando si tratta di cibo, il primo giudizio che conta è il nostro, quello che nasce dall’emozione che un assaggio può regalarci, ancor meglio se inatteso. E davvero questo nuovo EDIT potrà essere il posto giusto.   EDIT: che cosa? Perché potrà capitarvi, com’è successo a noi, di imbattervi nel Risotto con riduzione di birra, polvere di caffè e crema di Grana Padano dei Costardi Bros, ancora più interessante se gustato nel suo “barattolo”. Oppure, se amate la pizza, sperimentare l’Aria di Pane Burrata e Crudo creata dalla fantasia di Renato Bosco. E se poi siete vegani irriducibili, sarete contenti di incontrare Pietro Leemann con il suo Paesaggio interiore: doblone di saraceno con salsa di sedano affumicato, su crema di zucca all’arancia. Accompagnando la vostra scelta, e vedrete che non sarà un azzardo, con un Gin & Tonic di Barz8, ossia i due amici-bartender Salvatore Romano e Luigi Iula. Se invece quando arrivate a EDIT non…

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Bagna Cauda Day In Avvicinamento: Sarà Un Autunno “cardo”?

Bagna Cauda Day in avvicinamento: sarà un autunno “cardo”?

C’erano una volta gli anciuè, che dalla Val Maira, nell’Alto Cuneese, scendevano in pianura a vendere le acciughe sbarcate in Liguria da tutto il Mediterraneo. Si spingevano lontano, nelle città del Piemonte, ma anche a fiere e mercati del Nord Italia E più lontano ancora: Marsiglia, la Svizzera, Buenos Aires, Cordoba… Una vera e propria “montagna” di acciughe catapultate a valle, a solleticare l’inventiva, sostenuta da un atavico appetito, dei nostri avi contadini, complice la stagione della prima svinatura. È questa l’origine dei due piatti “principe” della tavola piemontese: il Bagnet Verd e, soprattutto, la Bagna Cauda!    Bagna cauda, un rito contadino Acciughe sotto sale, aglio e olio. Ma attenzione: non l’extravergine di oliva cui oggi tengono tanto nutrizionisti e chef stellati. Nel Seicento, o forse già nel Cinquecento o prima ancora, in Piemonte si consumava olio di noci e di nocciole: ritorno prezioso oggi, insieme con un “pezzetto di burro”, nelle ricette più rigorose. Perché della Bagna Cauda esistono tante varianti, almeno quante sono le famiglie che da generazioni se ne tramandano la tradizione. Piccole sfumature soltanto, in qualche caso; variazioni radicali, in altri, come insegnano le  ultime declinazioni ad uso di vegani o, perché no?, di intolleranti…

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A Torino Il Sogno Di Miró

A Torino il sogno di Miró

Bella davvero questa nuova mostra torinese MIRÓ – Sogno e colore, visitabile dal 4 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018 a Palazzo Chiablese. E lo dico, convinta, dopo averla vista e meditata, io che verso Miró non ho mai avuto particolari trasporti. Il perché di questo giudizio me lo sono chiesta da sola e ora provo a raccontarlo.   Il sogno di Miró Una mostra bella innanzitutto per l’intelligenza dell’allestimento, didattico senza pedanteria e attento alla disposizione e alla corretta illuminazione, non sempre facile anche a causa delle dimensioni, delle opere. I lavori esposti riguardano soltanto una fase, anche se piuttosto lunga, della produzione di Miró, e cioè quella dei suoi ultimi trent’anni di vita. Un periodo, per lui, particolarmente fecondo e, probabilmente, felice anche dal punto di vista esistenziale. Ormai conquistato il riconoscimento internazionale sul valore della sua arte – una sorte toccata a pochi artisti – poteva dedicarsi interamente al suo “sogno” senza interferenze esterne che potessero turbarlo. Perché, e questo la mostra lo chiarisce bene, i suoi temi prediletti, come le donne, gli uccelli, i paesaggi dell’universo, nascono tutti dal continuo dialogo interiore con una sorta di visionario alter ego, che traduce per lui in impressioni di luce…

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Se AFFINI Incontra Il PISCO

Se AFFINI incontra il PISCO

Un’occasione in più per fare un salto da Affini l’incontro Italia e Perù uniti nel segno della vite di mercoledì 11 ottobre. Un anticipo della grande kermesse Vendemmia a Torino che, per tutto il week end del 14/15 ottobre, vedrà l’intera Enoteca diffusa  di San Salvario intenta a prodigarsi per consigliare, spiegare, miscelare e, soprattutto, versare le eccellenze vitivinicole della città e dei suoi dintorni. Un’occasione in più, dicevamo, perché da Affini si va, comunque e sempre, volentieri: ottimo il bere, sempre piacevolmente accompagnato da piatti indovinati, dove la tradizione piemontese non manca mai di fare capolino.   Perù, il paese del Pisco L’incontro con i produttori dello storico distillato peruviano –la cultura del Pisco si tramanda da generazione a generazione da oltre 400 anni – ha portato con sé, inevitabile, la sfida. Ecco la squadra di AFFINI cimentarsi non soltanto con cocktail tipici, è proprio il caso di dirlo, dell’altro mondo, ma anche, in accompagnamento, con specialità di una cucina per noi ancora quasi inedita. Eccoci pronti all’assaggio. È stato con una certa titubanza, lo confesso, che mi sono avvicinata al Pisco Sour, il cocktail più noto e forse più importante in terra di Perù. Ho ancora ben vivo nella…

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La Cantina? È Al 37° Piano

La cantina? È al 37° piano

Dovrebbe scendere più di 37 piani il “conte” per arrivare alla sua “cantina”. Tanti quanti ne abbiamo saliti noi per venire ad… assaporarlo. Già, perché il gentiluomo in questione non è fatto di vile materia, ma di nobilissimo, anzi di nobilissimi spiriti, visto che di un mix si tratta. Il “Conte in cantina” è il nome che Mirko Turconi, miglior bartender italiano dell’anno 2017, ha voluto dare al cocktail che ha portato alla Diageo Reserve World Class, la più internazionale delle competizioni di mixology. «In ricordo di mio nonno – ci racconta – di quando, bambino, mi portava con lui in cantina a spillare il vino e poi me lo faceva assaggiare, mescolato con un po’ di zucchero. Per me, lui –sorride – era ben più di un conte. E credo sia nata così la mia passione per gli intrugli!»   Il conte… Eccolo qui, il “conte”. Piacerà soprattutto a chi, come me, non riesce a vincere la nostalgia di un buon bicchiere di vino: barolo chinato, torinesissimo vermut, e…i segreti dell’arte di Mirko. Lo assaporiamo qui, rilassandoci nella quasi penombra della lounge del Piano 35, il torinese grattacielo Intesa Sanpaolo, avvolti da un sottofondo musicale che però io, da…

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Cannoli, Cassate e…Erbaluce di Caluso: dove, se non a Torino?

Era qui, nei locali dove adesso è La Smarrita, alle spalle di Palazzo Carignano, uno degli studi di Camillo Benso conte di Cavour. Luogo strategico per tener d'occhio il via vai dai luoghi della politica di quei tempi e a due passi dal mitico Cambio, il suo luogo prediletto di delizie gastronomiche. Di sicuro avrebbe quindi dato il suo beneplacito, il conte gourmet, al dolce “connubio”, come l’ha felicemente definito il suo ideatore Alessandro Felis, tra Piemonte e Sicilia, che qui si è svolto nel pomeriggio del 13 settembre 2017. E insieme con lui avrebbe volentieri partecipato all’evento anche un altro piemontese celebre, Vittorio Amedeo II duca di Savoia e Re di Sicilia: Cannoli, Cassate e…Erbaluce di Caluso. Che altro, per celebrare la tanto sospirata Unità?   La degustazione Salvatore Cerniglia, Turi per gli amici, è tornato per qualche giorno a Torino, dove in passato aveva appreso i segreti della pasticceria mignon francese e piemontese. Dalla sua San Giuseppe Jato ha portato con sé questa volta dolcezze vecchie nuove. Ad attenderlo, i vini del Canavese: gli spumanti Cuvée Soleil e Rosé della Cantina Produttori Erbaluce di Caluso e il Caluso passito Revej della storica Cantina Gnavi. Ecco allora, in apertura,…

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